Henri-Jean-Guillaume Martin
(Tolosa 1860 - La Bastide-du-Vert 1943)
A CHACUN SA CHIMÈRE
olio su tela, cm 82,5x151
firmato in basso a destra
Opera corredata di attestato di libera circolazione.
L'opera è accompagnata da autentica di Cyrille Martin e dall'Avis d'insertion dans les archives destinées au Catalogue Raisonné d'Henri Martin, preparato da Marie-Anne Destrebecq-Martin.
Provenienza
Collezione privata
Bibliografia
Inedito
L’opera, inedita, che abbiamo il privilegio di presentare in questa vendita è lo studio preparatorio per il grande dipinto di Henri Martin A chacun sa chimère, oggi conservato al Musée des Beaux-Arts de Bordeaux, una delle opere simboliste più significative del pittore francese. Questa fu presentata al Salon de la Société des Artistes Français nel 1891. Al termine dell’esposizione fu acquistata dallo stato francese, che la inviò a Bordeaux a decorazione dell’Auditorium della Facoltà di Lettere, in Rue Pasteur, l’attuale sede del Musée d’Aquitaine. Nove anni dopo la grande tela fu trasferita nel museo della città, dove è tuttora conservata.
Durante l’esposizione del 1891 l’iconografia del dipinto catturò l’attenzione dei critici, suscitando numerosi commenti. Riportiamo la recensione di Maurice Demaison, pubblicata nella rivista parigina l’Artiste nel maggio 1891:
«Henri Martin ha tratto dai poemi in prosa di Baudelaire l'idea del suo bel quadro intitolato A ciascuno la sua chimera: nel deserto di una landa piatta e senza orizzonte, sotto un sole ardente che rende accecante il biancore della sabbia, dove si seccano gracili steli erbosi, avanza un lungo corteo che personifica tutte le vane illusioni dell'umanità. Tutti questi esseri umani portano sulle spalle la loro chimera e sotto questo fardello marciano malinconici, prostrati ma senza rivolta, rassegnati come persone "condannate a sperare sempre".
In testa al corteo un giovane tiene in mano una Vittoria di bronzo, e la gloria guerriera gli impedisce di ascoltare la Giovinezza che, sotto la figura di una donna nuda e alata, gli presenta una rosa con le sue dita affusolate.
Accanto procede, perduto nel suo sogno estatico, gli occhi rivolti al cielo, i piedi e le mani forati da stigmate divine, un frate vestito con un saio, simile a San Francesco d'Assisi, e sulle sue spalle si libra una bella figura della Fede, in lunghe vesti bianche, con ali rosate, le mani giunte in un gesto di ardente preghiera.
Poi un voluttuoso cammina schiacciato sotto la sua pesante chimera, una cortigiana dalla maschera bestiale, che lo incatena di fiori, pesa su di lui e si prende gioco della sua stanchezza.
Più in là c'è l'illusione della felicità familiare: l’infelice che ha accarezzato questo sogno appare il più miserabile fra tutti, perché trascina i figli affamati reggendo il peso di una donna troppo feconda che tiene un neonato alla mammella.
Si distingue ancora la chimera della scienza, quella dell'orgoglio sotto forma di pavone, quella dell'invidia, una bestia immonda, una sorta di drago la cui gola aperta ricopre, come un orrido elmo, la testa dell'invidioso.
E il corteo si prolunga, i segni divengono meno distinti e irriconoscibili. Occorre peraltro un po' di attenzione per districare il senso delle differenti chimere che accompagnano l'umanità nella sua marcia faticosa e che non sono state tutte comprese.
La Fede, ad esempio, occupa così esattamente il centro della composizione e domina così dall'alto tutto il gruppo che le si attribuisce un significato più generale, e alcuni critici vi hanno visto il simbolo dell'illusione. Si potrebbero dunque criticare alcune oscurità nei dettagli simbolici di quest'opera, ma il suo senso generale è semplice e lucido, e questo mi pare sia sufficiente».
Ringraziamo il Musée des Beaux-Arts di Bordeaux per le informazioni sul grande dipinto ivi conservato.