Pandolfo Reschi
(Danzica, 1640- Firenze, 1696)
PAESAGGIO CON CORSO D'ACQUA O L'ESTATE
PAESAGGIO CON BATTUTA DI CACCIA O L'AUTUNNO
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 119,4x171,1 e 120,5x170,5
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LANDSCAPE WITH A WATERCOURSE OR THE ALLEGORY OF SUMMER
LANDSCAPE WITH AN HUNTING TRIP OR THE ALLEGORY OF AUTUMN
a pair of paitings, oil on canvas, cm 119,4x171,1 and 120,5x170,5
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Provenienza
U.S.A., collezione privata; donati al Museum of Fine Arts di Boston; New York, Sotheby’s, 22 maggio 1992, n. 58.
Bibliografia
Cy., Reschi (Resch) Pandolfo, in U. Thieme, F. Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Kunstler, Leipzig, 1907-1950, 37 voll., XXVIII, 1934, p. 181; A. R. Murphy, European Paintings in the Museum of Fine Arts Boston, Boston 1985, p. 241; Important Old Master Paintings, New York, Sotheby’s, 22 maggio 1992, n. 58; N. Barbolani di Montauto, Pandolfo Reschi, 1996, pp. 77-78, nn. 25-26, fig. 18.
Nel primo elemento della serie, a sinistra, il paesaggio presenta un rigoglioso corso d’acqua che sgorga da una roccia frastagliata incombente su tutta la scena. E’ un luogo ameno di ristoro per coloro che sono convenuti a discorrere al refrigerio oltre le mura cittadine, come i quattro personaggi riuniti sul masso a ridosso della cascata più grande, o per chi assolve il quotidiano e faticoso lavoro di pascolare il gregge, come l’uomo al centro della scena che, affiancato da un cane, attende l’arrivo del bestiame.
Pandolfo Reschi ha voluto conferire particolare rilievo alla presenza della grande rupe bilanciando i pieni e i vuoti della composizione tramite la raffigurazione dell’albero, alto, anche se non corposo e robusto, che incornicia la scena sulla destra. L’inventiva del pittore è evidente non solo nella rappresentazione paesaggistica ma anche in quella figurativa: ne sono esempio i quattro uomini in conversazione, ciascuno ritratto in una posa originale: uno disteso con le gambe divaricate poste in evidenza dai pantaloni arrotolati e i gomiti saldi al terreno, uno prono con le gambe incrociate e con la mano destra a reggere il volto, l’altro in piedi, appoggiato sulla gamba destra e l’ultimo seduto con le gambe scoperte e lo sguardo rivolto alla cascata d’acqua, alle spalle dei suoi amici.
Nell’elemento compagno, in una bella giornata d’autunno quattro gentiluomini, accompagnati da due servitori e da una coppia di cani, si recano fuori città per dedicare la propria giornata alla caccia. In primo piano Reschi dipinge il momento in cui la battuta è ormai terminata: i cani sono già stati richiamati all’ordine stretti al guinzaglio e i due cavalieri giungono a controllare il succulento bottino di cacciagione recuperato dai due inservienti, uno dei quali sta tornando dalla radura con una preda in mano seguito da altri due uomini che avanzano con calma, persi nei loro discorsi.
A far da cornice alla scena si estende uno sterminato paesaggio, dove il verde delle foglie sta svanendo per lasciar spazio ai caldi e malinconici colori autunnali e un corso d’acqua appare appena accennato sulla sinistra. La tela, realizzata in pendant con quella che ritengo una probabile Allegoria dell’estate, recupera nel paesaggio e nelle figure allungate i modi di Salvator Rosa.
La medesima tipologia di figure e la coppia di cani si ravvisa nel Ritorno dalla caccia di Reschi, un’opera conservata presso le Gallerie degli Uffizi di Firenze (inv. 1890, n. 5405).
I due quadri compagni sembrerebbero raffigurare due diverse stagioni, uno l’estate, rigogliosa ed oziosa, l’altro l’autunno, che invece annuncia il ritiro in letargo della flora e della fauna e le fredde giornate invernali; un’ ipotesi, quest’ultima, che risulta avvalorata da alcuni particolari come la tipologia dell’abbigliamento o la ricerca del fresco in opposizione alla calura. Lo stesso grande masso sembra ergersi a portare refrigerio d’estate, mentre con l’avvicendarsi delle stagioni, quando il cambiamento climatico non obbliga più a rifugiarsi in luoghi di frescura, il suo dorso, da scosceso, diviene più agevole.
Di origini polacche, Reschi beneficiò del mecenatismo del marchese Pier Antonio Gerini, il quale gli offrì la possibilità di trascorrere gli anni settanta del Seicento nel palazzo della nobile famiglia situato in via del Cocomero a Firenze per studiare le opere della collezione fiorentina, in particolare i dipinti di Salvator Rosa e di Jacques Courtois, detto il Borgognone. Del resto questa significativa roccia irregolare è un chiaro omaggio al pittore partenopeo che Reschi poté studiare, tra l’altro, anche durante gli anni al servizio del cardinale Francesco Maria de’Medici, nella cui villa di Lappeggi visse a lungo, partecipando alla decorazione dei suoi quartieri più significativi con dipinti di paesaggio, battaglie e animali, ma anche dedicandosi alla pittura di ‘oggetti minore’, come paraventi, orologi e specchi.
Francesca Baldassari