Ventura Salimbeni
(Siena, 1568 – 1613)
LE TRE GRAZIE CON AMORE DORMIENTE
olio su tela, cm 27x35
firmato con monogramma “VS" in basso a destra sul sasso
THE THREE GRACES WITH SLEEPING CUPID
oil on canvas, cm 27x35
monogrammed "VS" lower right on the stone
Esemplato sul celebre gruppo scultoreo conservato nella Biblioteca Piccolomini a Siena e ripreso anche da Raffaello nel dipinto ora a Chantilly, Musée Condé, dalla collezione di Scipione Borghese, il motivo delle Grazie accompagnate da Amore in un paesaggio compare, appena variato, nel noto dipinto a Roma alla Galleria Borghese (inv. 527; olio su tela, cm 35x41,5) di cui la nostra inedita tela costituisce una replica variata, o forse una prima versione. Oltre che gli elementi paesistici, in entrambi i casi esemplati sui modelli di Paul Bril, le differenze riguardano i visi delle Grazie, la posizione della faretra di Eros addormentato, e soprattutto la figura di un secondo amorino Anteros (?) in alto a sinistra nella versione romana.
Oltre a certificare la paternità del nostro dipinto, il monogramma apposto in basso a destra dall’artista senese consente di restituirgli definitivamente anche la versione nella Galleria Borghese alternatamente riferita a Francesco Vanni o a Rutilio Manetti, per limitarci alla sua storia critica moderna, nonostante il corretto riferimento a Ventura Salimbeni proposto nel 1959 da Giancarlo Scavizzi. La vicenda del dipinto, documentato con certezza nel palazzo Borghese a Campo Marzio solo nel 1693, è stata recentemente riscostruita da Marco Gallo, che ne ipotizza la provenienza dalla raccolta di monsignor Torquato Perotti, identificandolo con la “Pittura dove si veggono le Tre Gratie ch’è appresso monsign. Torquato Perotti. Opera di Ventura Salimbeni”, menzionata in un madrigale di Antonio Bruni pubblicato a Roma nel 1633 (M. Gallo, Per Monsignor Torquato Perotti accademico Humorista; un collezionista della cerchia di Maffeo e Francesco Barberini, in “Valori Tattili” 1, 2013, pp. 67-99). Una provenienza che in mancanza di notizie documentate potrebbe altrettanto bene valere per il nostro dipinto, comunque databile nei primi anni del secolo.