Opere su carta: disegni, dipinti e stampe dal XV al XIX secolo

Firenze, 
mer 3 Ottobre 2018
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Enrico Scuri

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Enrico Scuri

(Bergamo, 1806 - 1884)

ALCESTI RESA DA ERCOLE AD ADMETO

carboncino, sfumino, gesso bianco, carta, applicato su tela, cm 125x163

 

HERCULES BRINGS ALCESTIS BACK TO ADMETUS

charcoal, smudge, white chalk, paper, laid down on canvas, cm 1250x1630

 

Provenienza

Collezione eredi Scuri Galizzi (Bergamo)

 

Esposizioni

Enrico Scuri. La fine del Classico nella pittura italiana dell’Ottocento, Cremona, Museo civico Ala Ponzone (24 aprile – 14 luglio 2002)

 

Bibliografia

G. Agosti – M. Panzeri, Enrico Scuri, in I pittori bergamaschi dell’Ottocento, Bergamo 1993, I, pp. 402-433; R. Mangili, Enrico Scuri. La fine del classico nella pittura italiana dell’Ottocento, catalogo della mostra (Cremona 2002), Milano 2002, scheda III/1, p. 244.

 

Si tratta del cartone preparatorio per la tela di analogo soggetto, oggi dispersa, esposta alla mostra annuale di Brera del 1828, dove il giovane Enrico Scuri riscosse per la prima volta un certo successo.

La composizione traduce visivamente la scena madre della tragedia di Vittorio Alfieri ispirata a Euripide, l’Alceste, pubblicata nel 1823: Ercole riporta al disperato Admeto, re di Tessaglia, la giovanissima sposa, appena sottratta dall’eroe dal regno degli inferi.

Appartenente al periodo giovanile dello Scuri, quando, sul finire degli anni venti dell’Ottocento si trovava ancora sotto il magistero di Giuseppe Diotti presso l’Accademia di Carrara di Bergamo, l’opera mostra l’attrazione verso le novità romantiche introdotte da Francesco Hayez nella vicina Milano e recepite più timidamente in un ambiente artistico più periferico, e dunque più reazionario, in quanto trasgressioni al bello winckelmanniano adottato in ambito accademico.

È comunque ben presente, e si trova riassunto nella potente figura dell’Ercole, plasmata sul celebre modello del marmo Farnese, l’insistito sguardo verso la classicità del maestro bergamasco, un’ispirazione che lo accompagnò per tutta la sua lunghissima carriera, durante la quale si ritrovò a capo della prestigiosa scuola di pittura presso cui aveva studiato, formando una nutrita schiera di divulgatori e prosecutori dei suoi modi.