Importanti maioliche rinascimentali

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BROCCA DA FARMACIA, URBINO, BOTTEGA DI ORAZIO FONTANA, 1565 CIRCA

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BROCCA DA FARMACIA, URBINO, BOTTEGA DI ORAZIO FONTANA, 1565 CIRCA

in maiolica dipinta in arancio, blu, bruno nei toni del nero, verde, viola; alt. cm 22,4, diam. bocca cm 11,8, diam. piede cm 10,5

 

A PHARMACY JUG, URBINO, WORKSHOP OF ORAZIO FONTANA, CIRCA 1565

 

Bibliografia di confronto

C. Ravanelli Guidotti, Monte dei Paschi di Siena. Collezione Chigi Saracini: Maioliche Italiane, catalogo della mostra, Firenze/Siena 1992, pp.117-126;

T. Wilson, E.P. Sani, Le maioliche rinascimentali nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, vol. I, Perugia 2006, pp. 166-170 n. 55

 

 

La brocca mostra un’ampia imboccatura circolare con orlo estroflesso, che si apre in un collo breve e cilindrico poggiante su una larga spalla che continua su un corpo ovale. Sul fronte un versatore a cannello, sul retro un’ansa ad anello con estremità serpentiformi che sovrastano un mascherone a rilievo con testa di sileno. Il piede è basso e poggia su una base piana.

Il decoro istoriato occupa l’intera superficie del vaso ed è dominato da una figura femminile con corona e scettro seduta su una poltrona a stecche, sotto la quale si allarga un cartiglio sostenuto da due amorini con scritta farmaceutica a caratteri capitali “O.DI.RUTA”; intorno si estende un vasto paesaggio lacustre abitato da villaggi e montagne, alte scogliere e alberi dal tronco sinuoso.

Il vaso, che mostra alcuni difetti di conservazione e alcuni difetti di cottura con una ampia sbavatura al centro, conteneva l’olio di ruta, pianta che veniva utilizzata dalla medicina popolare solo esternamente come olio essenziale per trattare dolori articolari, nevralgie e crampi, mentre l'infuso era utilizzato per trattare mestruazioni dolorose, per lenire le coliche intestinali flatulenti e stimolare la digestione. Per la sua azione antispasmodica veniva anche utilizzata per trattare l’ipertensione, l'epilessia e le coliche.

 

Il vaso, insieme con i lotti che seguono, appartiene ad una vasta “farmacia” che per stile e tecnica è molto prossima al primo nucleo della Farmacia della Santa Casa di Loreto, attribuito alla bottega di Orazio Fontana, databili per confronto con opere firmate del periodo urbinate attorno al 1565-1570, periodo in cui il maestro vasaro attende per commissione del Duca di Savoia prima e di Guidobaldo II alla creazione della Farmacia del Palazzo Ducale di Urbino, probabilmente donata in seguito da Francesco Maria II alla Santa Casa di Loreto, ove compare in inventario nel 1608. La farmacia, che annovera oggi ben 348 pezzi, era dotata di un notevole nucleo di ceramiche, alcune delle quali furono disperse. Per un’attenta analisi e narrazione di questo corredo farmaceutico rinviamo allo studio di Floriano Grimaldi (Le ceramiche da farmacia della Santa Casa di Loreto, Roma 1979, p. 66 e segg.), mentre per opere simili si rinvia alla schedatura di Carmen Ravanelli Guidotti relativa a due opere analoghe della collezione Chigi Saracini, elencando anche alcuni esemplari di confronto conservati in vari musei e raccolte private, a cui si aggiungono gli esemplari di confronto indicati nella scheda di una brocca coerente conservata nella raccolta della cassa di Risparmio di Perugia.