Importanti maioliche rinascimentali

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COPPA SU BASSO PIEDE, FRANCESCO DURANTINO (ATTR.), URBINO O DUCATO DI URBINO, 1530 CIRCA

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COPPA SU BASSO PIEDE, FRANCESCO DURANTINO (ATTR.), URBINO O DUCATO DI URBINO, 1530 CIRCA

in maiolica dipinta in policromia con verde, giallo antimonio, blu di cobalto, bruno di manganese nei toni del nero, nero-marrone, rosso ferraccia, tocchi di bianco di stagno. Su smalto spesso, ma poco aderente, con molta vetrina; alt. cm 4, diam. cm 23,3, diam. piede cm 13

 

A BOWL ON LOW FOOT-RING, FRANCESCO DURANTINO (ATTR.), URBINO OR DUCHY OF URBINO, CIRCA 1530

 

Bibliografia di riferimento

B. Rackham, Victoria and Albert Museum. Catalogue of Italian Maiolica, Londra (ripubblicato con le aggiunte di J.V.G. Mallet, 1977), p. 285 n. 856 e p. 288 n. 861;

J. Lessmann, Herzog Anton Ulrich-Museum Braunschweig. Italienische Majolika, Katalog der Sammlung, Brunswick 1979, p. 185 n. 163 e p. 188 n. 170

 

 

La coppa poggia su un piede ad anello molto basso, ha cavetto largo, tesa alta e stretto bordo estroflesso. La decorazione istoriata interessa l’intera superficie del cavetto. La scena raffigurata mostra un personaggio seduto sotto una roccia con il corpo coperto solo da un drappo azzurro, appoggiato su una spalla e su una gamba, mentre indica in basso verso uno specchio di acqua. Sulla tesa opposta un personaggio ignudo, con il corpo parzialmente coperto da un drappo giallo, sembra alzarsi dallo specchio d’acqua e indicare con una mano il cielo. Al centro della composizione un terzo personaggio, in abito da cacciatore, corre brandendo la lancia. Sullo sfondo, al di là della roccia e degli alberi che fanno da sfondo alla scena, si legge un paesaggio con città che si specchiano in un lago circondate da montagne alte con il profilo squadrato.

Sul verso del piatto non compare alcuna scritta didascalica, ma la scena può essere interpretata come la morte di Narciso, raffigurato prima al centro della scena quando, secondo la versione classica, è un giovane talmente bello e ammirato che tutti se ne innamorano, ma egli non se ne cura e passa il suo tempo cacciando in solitudine, e poi, dopo aver rifiutato la ninfa Eco, si trasforma e passa il suo tempo ad ammirare la propria immagine, quindi muore struggendosi d’amore, il suo corpo trasformato nel giallo e splendido fiore di primavera che porta il suo nome. La decorazione sembra quindi descrivere tre momenti del Mito, incentrata esclusivamente sull’immagine di Narciso.

Lo stesso mito è stato variamente raffigurato in maiolica, e non è trascurabile il cambio di lettura derivato dall’interpretazione che nel Medioevo muta il giudizio positivo della figura di eroe tragico della classicità alla versione in negativo negativa di colui che ammira l’effimero.

Le caratteristiche stilistiche e la sintassi decorativa ci portano a orientare la nostra ricerca tra le botteghe di Urbino o del Ducato nella prima metà del Cinquecento, pensando alla mano di Francesco Durantino per quest’opera che presenta molte problematiche di cottura. La rapidità della stesura e alcuni particolari ci suggeriscono infatti la paternità di Francesco, come ad esempio il personaggio disegnato di schiena, che compare spesso nelle sue opere, oppure la dinamicità nell’impostare le figure dei personaggi. Un piatto attribuito al pittore durantino con Glauco e Scilla del Victoria and Albert Museum datato 1545 (inv. n. 1777-1855, n. 861) costituisce un valido confronto: nelle figure dei personaggi, nell’uso del rosso nelle capigliature del personaggio, nella scena che riproduce tre differenti momenti della narrazione e in alcuni dettagli del paesaggio. Ed anche la presenza di piante con fogliame realizzato in vario modo con spruzzature di giallo e di ciuffi d’erba a piantine separate, nella nostra coppa accennate con tratto blu, si riscontra in altre opere di quest’autore, come ad esempio sempre dal Victoria and Albert nel piatto con Psiche, anch’esso databile al 1545 circa, con un cespuglio al centro della composizione, (inv. C2257-1910, n. 856).

Inoltre in un piatto firmato e datato 1543 dell’Austrian Museum of Applied Arts / Contemporary Art (KE 6699) con la raffigurazione della Guerra tra i Titani firmato e datato 1543, ritroviamo molti elementi del nostro piatto, ad esempio nei corpi nudi dipinti di schiena, uno sulla tesa a destra raffigurato seduto, un altro in piedi in fondo al cavetto che porta un blocco di pietra, ma anche nei volti con le guance leggermente lumeggiate di rosso, o nel modo di delineare le pieghe delle vesti con tocchi di stagno. Altri indizi che ci riportano all’opera del Durantino sono la posizione un poco rannicchiata con una gamba appoggiata in alto, che si ritrova ad esempio nella figura femminile del piatto con la nascita di Adone (J. Lessmann, Herzog Anton Ulrich-Museum Braunschweig. Italienische Majolika, Katalog der Sammlung, Brunswick 1979, p. 185 n. 163), e ancora le rocce e gli alberi del piatto con Giunone che scopre Io e Giove (op. cit., p. 188 n. 170), o le montagne e la dinamicità della figurina al centro del piatto con Cadmo che uccide il Drago (op. cit., p. 188 n. 169).