COPPA UMBONATA O CRESPINA, FAENZA, 1540 CIRCA
in maiolica dipinta a policromia con verde, blu di cobalto, giallo antimonio, giallo arancio, verde ramina, bruno di manganese; alt. cm 7, diam. cm 23,5, diam. piede cm 11
AN UMBONATE BOWL (CRESPINA), FAENZA, CIRCA 1540
La coppa ha un umbone centrale rilevato, tesa baccellata a conchiglia e orlo sagomato, poggia su alto piede appena estroflesso ed ha la tipica forma delle cosiddette “crespine”, che grande diffusione ebbero nel corso del XVI secolo in molte manifatture e accolsero buona parte dei decori in uso all’epoca.
La decorazione sulla tesa mostra un ornato “a quartieri” con settori di forma romboidale accostati tra loro intorno all’umbone centrale su due file concentriche, ed entro le riserve sono dipinti foglie stilizzate e delfini su fondo arancio, verde e blu. Al centro, entro una cornice poligonale, un ritratto virile barbato con elmo e clamide annodata sulla spalla sinistra su fondo giallo, accompagnato da un cartiglio con il nome “Camilo” delineato in caratteri capitali. Sul retro un motivo a calza nei colori blu e giallo arancio disposti a linee parallele.
La crespina “a quartieri”, tipica della produzione faentina, ebbe grande successo nel corso del Cinquecento. Due opere datate costituiscono i capisaldi cronologici entro cui inserire la produzione, e si tratta di esemplari che vanno dal 1538 al 1547. La tipologia continua però anche nel periodo compendiario con esemplari “bianchi” almeno fino al 1575, quando la foggia, probabilmente tratta da forme metalliche, viene particolarmente esaltata.
I ritratti con personaggio storico furono spesso raffigurati anche su esemplari farmaceutici, come dimostra l’albarello presentato al lotto 26 in questo catalogo, in associazione con il motivo a quartieri. E soprattutto la raffigurazione di personaggi dalla romanità caratterizza questa tipologia ceramica con raffigurazioni di condottieri, letterati, ma anche personaggi biblici o personaggi dei grandi poemi cavallereschi. Un piatto faentino pubblicato da Carmen Ravanelli Guidotti presenta ben cinque ritratti, spingendo la studiosa ad un’interessante disamina sui ritratti in questa tipologia ceramica e sulle forme aperte in particolare (C. Ravanelli Guidotti, Thesaurus di opere della tradizione di Faenza, Faenza 1998, pp. 382-383 n. 96).
La disposizione dei quartieri, quasi mai uguale, ma comunque simmetrica, costituisce un discrimine tra le varie opere, simili, ma mai identiche, consentendo ai pittori una grande libertà decorativa. Per confronti con il nostro piatto si vedano ad esempio due crespine da musei francesi: una con ritratto di personaggio con turbante, simile per disposizione dei quartieri dove al posto del delfino compare un amorino, e un’altra con il ritratto di Fabio, con una disposizione e scelta nei quartieri molto diversa (J. Giacomotti, Catalogue des majoliques des musées nationaux, Parigi 1974, p. 309 n. 946 e p. 307 n. 938). Ma è nella coppa abborchiata del Museo Medievale di Arezzo, a suo tempo pubblicata da Gaetano Ballardini (La maiolica italiana dalle origini alla fine del Cinquecento, Firenze 1938, p. 146 fig. 52) che troviamo il maggior riscontro: il personaggio al centro “Aniballo”, Annibale, mostra particolare vicinanza al nostro ritratto, e la coppa per forma e disposizione dei quartieri è molto prossima, distinguendosi soltanto per la scelta differente dei decori e dei colori di fondo degli stessi.