CRESPINA, CASTELDURANTE, BOTTEGA DI LUDOVICO E ANGELO PICCHI, 1550-1560 CIRCA
in maiolica, dipinta a policromia con arancio, verde, blu, bruno di manganese nella tonalità nera, marrone e bianco di stagno; alt. cm 3,6, diam. cm 26, diam. piede cm 9,6
A MOULDED BOWL (CRESPINA), CASTELDURANTE, WORKSHOP OF LUDOVICO AND ANGELO PICCHI, CIRCA 1550-1560
La crespina è formata a stampo con umbone centrale rilevato, orlo mosso e corpo sbalzato. La decorazione è dipinta su uno smalto ricco con una vetrina brillante e lucida, sia sul fronte sia sul retro, dove le baccellature della forma sono sottolineate da un decoro a linee blu. Alcuni difetti di cottura sotto il piede, tagliato per inserire l’opera in una cornice.
Al centro dell'umbone Apollo suona tra due personaggi in un paesaggio. Intorno, lungo la tesa, quattro figure maschili con mantello rosso si alternano a rami di ulivo a loro volta intervallati lungo il bordo da quattro cervi bianchi. La figura di Apollo ebbe grande successo durante il Rinascimento e fu spesso raffigurato su supporto ceramico in varie versioni: qui i personaggi e gli animali paiono incantati dal canto della divinità, che è raffigurata con la corona d’alloro, ma con in mano uno strumento rinascimentale al posto della lira.
Lo stile pittorico è caratteristico: volti piccoli e racchiusi, arrotondati, le capigliature arricciate, le bocche piccole un poco imbronciate, le gambe muscolose, un poco tozze, ombreggiate con sottili tratti arancio e lumeggiate con bianco di stagno. La decorazione della tesa invece ha pochi riscontri, ed è una delle più belle di quelle realizzate dalla bottega Picchi nel periodo durantino. Un riscontro di questa stessa disposizione decorativa lo troviamo nella crespina baccellata conservata nel Museo Nazionale delle Marche, raffigurante al centro l’episodio di Piramo e Tisbe (M.G. Dupré Dal Poggetto, Urbino e le Marche prima e dopo Raffaello, catalogo della mostra, Urbino 2003, p. 347 n. 488), circondato dalla stessa partitura in riserve con personaggi alternati a figure di leoni, ma sempre incorniciati da rami di ulivo. Lo stesso decoro con i leoni si ritrova in un’altra coppa con al centro la storia di Diana e Atteone mutato in cervo, però con foggia differente (Palazzo Madama, inv. C 2743) e ancora in una coppa Contini Bonacossi degli Uffizi (M. Marini, in La collezione Contini Bonacossi degli Gallerie degli Uffizi, Firenze 2018, pp. 256-257). Ricordiamo infine due coppe in collezione privata, anch’esse mancanti di piede, con personaggi con fiaccola alternati a figure di leoni con scena del suicidio di Lucrezia e una con arcieri alternati a lune alate con l’episodio di Muzio Scevola, recentemente pubblicate (T. Wilson, The Golden Age of Italian Maiolica Painting. Catalogue of a Private collection, Torino 2018, pp. 349-350 nn. 152-153).