PIATTO, CASTELDURANTE O PESARO, PRIMA METÀ SECOLO XVI
in maiolica decorata in giallo arancio, giallo antimonio, blu di cobalto, verde ramina, bruno di manganese; alt. cm 4,5, diam. cm 26,2, diam. piede cm 9,4
A DISH, CASTELDURANTE OR PESARO, FIRST HALF 16TH CENTURY
Il piatto ha cavetto piano e larga tesa inclinata con orlo assottigliato poggiante su piede a disco appena rilevato. L’ornato del cavetto mostra al centro, su un paesaggio erboso delimitato da alberelli e da uno steccato, un putto legato a un albero con gli occhi bendati secondo la simbologia dell’Amore cieco. La tesa, separata da una sottile fascia con un motivo corrivo a formare una catenella, mostra un decoro a trofei, ombreggiati a tinte aranciate e lumeggiati a bianchetto, con nastri graffiti su fondo blu, e la sigla S.P.Q.R. entro un cartiglio, mentre l’orlo è sottolineato da una linea gialla filettata di arancio. Il retro invece non presenta decori, ed è ricoperto da uno spesso strato di smalto con sfumature verdastre.
Gli studi più recenti oscillano nell’attribuzione di questa tipologia di opere tra Pesaro e Casteldurante. Il motivo decorativo centrato da un amorino è utilizzato in molti centri intorno al 1500, spesso in associazione con vari decori oltre a quello a trofei, che il Piccolpasso considerava tipicamente metaurense: “Vero è che gli trofei si fanno più per lo Stato di Urbino che in altro luogo”. A Casteldurante questo tipo di decorazione è molto variabile, alternandosi nei toni del grigio o dell’ocra. Secondo alcuni studiosi la discriminante dalla produzione durantino-urbinate pare essere l’uso quasi esclusivo di tonalità cromatiche basate sul giallo-ferraccia. In questo esemplare è notevole la qualità esecutiva, che nella tesa è quasi miniaturistica, e fa pensare a un esemplare ancora cinquecentesco. Spesso i manufatti con motivo a "trofei" sono arricchiti da un cartiglio con l’anno di esecuzione del pezzo, per cui è facile la datazione dei diversi esemplari, che testimoniano una produzione che si protrae fino ai primi decenni del ‘600 (P. Berardi, L'antica maiolica di Pesaro dal XIV al XVII secolo, Firenze 1984, p.191). Confronti puntuali sono presenti nella Collezione Gillet di Lione, attribuiti a Casteldurante con riferimento a opere databili attorno al 1559, (L.S. Fakhri, C. Fiocco, G. Gherardi, Majoliques italiennes de la renaissance. Collection Paul Gillet, Touloise 2015, pp. 190-191 n. 60). Anche un piatto conservato al Museo di Pesaro con un amorino gradiente su fondo giallo mostra molte affinità con la nostra opera, costituendo un valido aggancio cronologico: reca infatti la data 1579 (A. Del Vita, Le maioliche di Casteldurante nel Museo di Pesaro, Pesaro 1930, p. 379). Ancor più vicino stilisticamente il piatto, sempre al Museo di Pesaro, attribuito a Casteldurante con Amore con arco e faretra, ma con variante di colore grigio nella stesura dei trofei (L. Fontebuoni, Raccolta D. Mazza. Ceramiche rinascimentali, vol. IV, 1985–1986, scheda cat. n. 88).