ALIGHIERO BOETTI
(Torino 1940 - Roma 1994)
Giocare
1978
penna biro nera su carta applicata su tela
cm 70x100
firmato
Playing
1978
black biro pen on paper applied on canvas
cm 70x100
signed
Provenienza
Marco Noire Contemporary, Torino
Collezione privata, Milano
Bibliografia
Jean-Christophe Amman, catalogo generale dell'opera di Alighiero Boetti, n.960
L'opera è registrata presso l' Archivio Alighieri Boetti, con il numero 2380
“...Io penso che ogni cosa contenga il suo contrario, per cui l’atteggiamento preferibile dovrebbe essere quello di azzerare i concetti , distenderli, spiegarli; proprio come si può spiegare un foglio di carta, cosiÌ si può ordinare e disordinare una coppia o una classe di concetti , senza privilegiare mai uno dei due termini contrapposti , ma al contrario cercare sempre uno nell’altro: l’ordine nel disordine, il naturale nell’artificiale, l’ombra nella luce e viceversa...”
Boetti , Dall’oggi al domani, a cura di S. Lombardi, Brescia 1988
Un buon quadro dovrebbe avere parecchi strati, avere una densità, direi, molecolare. Cioè bisogna che contenga la bellezza, perché a chi guarda deve restituire un piacere: primo strato secondo me fondamentale (...) Nel secondo strato c’eÌ già un’elaborazione su questa immagine, un sentimento inquietante o piacevole. E poi c’eÌ una terza dimensione, la più nascosta, la più segreta, più difficile da spiegare. E’ come se io scrivessi una parola in nero su un foglio bianco. Di solito si guarda la scritta nera, nella terza dimensione si riesce a guardare la forma bianca che la scritta nera determina attorno a seì, cioè il significato che normalmente non si afferra. Ecco grosso modo i tre strati di un’opera d’arte”
Alighiero Boetti , Che cosa sia la bellezza non lo so, conversazione con Sergio Givone, a cura di M.Bonomo e E Cicelyn, Milano 1991
Boetti inizia a realizzare questa tipologia di lavori a partire dagli anni Settanta, utilizzando la tecnica del tratteggio con le comuni penne a sfera, che in questo caso è nera. E’ noto che solitamente si facesse coadiuvare da due assistenti (un uomo e una donna), introducendo così nell’operato figure alternative che portarono a infinite varianti e casualità, mettendo in atto una metodologia antigerarchica che sovvertì il concetto di centralità . La copertura totale della superficie è concepita per mettere in risalto la parola facendo emergere dal colore il concetto in modo naturale e spontaneo. Questa tipologia di opere racchiudono i temi centrali della ricerca boettiana: dall’approccio sperimentale, a quello poetico, a quello ludico, fondamentale per tutto il suo corso artistico, così come il tempo che si configura come un elemento primario e centrale, basti pensare alla realizzazione che prevede un estenuante, lento e ripetitivo lavoro manuale.