MOBILI, DIPINTI E SCULTURE: RICERCA E PASSIONE IN UNA COLLEZIONE FIORENTINA

Firenze, 
mer 16 Ottobre 2019
Asta Live 313
19

Intagliatore dell’Italia settentrionale (?), fine sec. XVI-inizi XVII

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Intagliatore dell’Italia settentrionale (?), fine sec. XVI-inizi XVII

ANGELI REGGICERO SU BASI A VOLUTE

coppia di statue in noce, cm 148x42x35

 

North Italian carver (?), late 16th-early 17th century

CANDLEHOLDER ANGELS ON SCROLL BASIS

walnut statues, cm 148x42x35, a pair

 

I due elegantissimi Angeli cerifori, che si ergono su raffinate basi a volute composite, ornate da penduli festoni di frutta, poggiando con grazia la punta di un piede sul ricciolo terminale dei sottili candelabri in forma di cornucopia, denotano un intaglio di straordinario virtuosismo tecnico, tale da poter evocare il magistero e l’eccentrica fantasia di Giovan Angelo del Maino, protagonista della scultura lignea lombarda del primo Cinquecento, come suggeriscono in particolare i quattro Angeli reggicero eseguiti intorno al 1533 per la Cappella della beata Elena Duglioli nella chiesa di San Giovanni in Monte a Bologna (R. Casciaro, La scultura lignea lombarda del Rinascimento, Milano 2000, pp. 196-199, 344-345, n. 140).

D’altra parte, l’esibita torsione e le movenze in spiccato ‘contrapposto’ delle figure, così come il loro estroso abbigliamento, connotato dalle attillate pettorine loricate e dalle banderuole formate da minute maglie a voluta, denotano una cultura figurativa ormai ben calata nel clima del manierismo internazionale, indirizzata dai pregiati modelli di Giambologna e dal gusto sofisticato delle grandi corti Europee, da Fontainebleau alla Praga rudolfina, e quindi una datazione a cavallo tra Cinque e Seicento. Non si esclude, comunque, l’ipotesi di un maestro attivo nell’Italia settentrionale, tra la Lombardia e il Veneto, dove i contatti con le esperienze transalpine erano da sempre ben radicati e l’arte dell’intaglio ligneo fu assai fiorente per tutto il Seicento con esiti di grande maestria tecnica e bizzarria inventiva, quali vediamo nelle figure allegoriche eseguite da Francesco Pianta tra il 1657 e il 1676 per i dossali della Sala Capitolare della Scuola Grande di San Rocco a Venezia: una proposta cui possono contribuire le assonanze, nelle posture lambiccate e nel lessico decorativo, con i bronzetti d’arredo dei maestri veneti, come Tiziano Aspetti, Girolamo Campagna e Niccolò Roccatagliata.

 

G.G. – D.L.