Tesori Ritrovati Impressionisti e Capolavori Moderni da una raccolta privata

Milano, 
mar 29 Ottobre 2019
Asta Live 315
17

Vincent Van Gogh
(Zundert, 1853 - Auvers-sur-oise, 1890)

Vincent van Gogh

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€ 280.000 / 350.000
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Vincent van Gogh

(Zundert 1853 - Auvers-sur-Oise 1890)

 

STILL LIFE WITH A BASKET OF APPLES

1885 circa

olio su tela

cm 30,6x47,6

sul retro: etichetta con “4” sul telaio

 

STILL LIFE WITH A BASKET OF APPLES

circa 1885

oil on canvas

12 by 18 11/16 in

on the reverse: label with “4” on the stretcher

 

L’opera è corredata di attestato di libera circolazione.

 

An export license is available for this lot.

 

Provenienza

Den Haag, collezione H.P. Bremmer

Amsterdam, D. Kompter

Amsterdam, C.M. van Gogh

Den Haag, Gemeentemuseum (in deposito dal 1929)

Christie’s, New York, Impressionist & Nineteenth Century Art, 19 novembre 1998, lotto 149

 

Bibliografia

G.F. Hartlaub, Vincent van Gogh, Leipzig 1922,s.n.p.

J.B. de la Faille, L’Oeuvre de Vincent van Gogh. Catalogue raisonné, Paris-Bruxelles 1928, vol. I, p. 41, n. 115; vol. II, pl. XXX.

J. Hulsker, The new complete Van Gogh. Paintings, drawings, sketches, Amsterdam 1996, p. 206, n. 935, tav. 93

 

Nel 1885 Vincent van Gogh dipinge I mangiatori di patate (Amsterdam, Van Gogh Museum), il dipinto più importante del periodo olandese, prima del trasferimento a Parigi. Nonostante in seguito il suo stile cambi notevolmente con l’adozione di una tavolozza chiara e luminosa e con composizioni meno articolate, Vincent considera questo quadro come uno dei suoi capolavori. L’artista rinuncia completamente all’idillio, creando un’immagine di grande crudezza e realismo in uno spazio spoglio e dalla luce instabile. Ancor più buio appare l’interno in cui è ambientata la nostra natura morta, compiuta anch’essa a Nuenen dove van Gogh visse dal 1883 al 1885 presso i genitori, dopo una crisi religiosa che lo aveva portato a dedicarsi completamente alla pittura. Era stato l’esponente della Scuola dell’Aja Anton Mauve, incontrato nel 1881, a spronarlo a dipingere, e lo aveva fatto, come sappiamo dal racconto di Vincent al fratello Theo, iniziando proprio da questo genere pittorico: «Mauve […] mi ha messo davanti a una natura morta e mi ha insegnato come si tiene la tavolozza. E da allora ho realizzato alcuni studi a olio (23 dicembre 1881)». La produzione di questo periodo risente inevitabilmente di alcuni elementi derivati dalla Scuola dell’Aja con tonalità tendenti al grigio ispirate al cielo cupo delle giornate di brutto tempo. Sono nature morte in interni bui e raffigurano prodotti della terra resi nella loro verità, quindi non necessariamente puliti e perfetti nella forma, raccolti in modesti contenitori pertinenti alle abitazioni contadine. Nei panieri non ci sono solo patate, alla cui produzione l’artista dedica diversi studi riguardanti anche il momento della raccolta, ma anche mele, come nel nostro caso, di diverso tipo e colore, alcune collocate nel cestino di vimini, altre intorno ad esso. La natura morta è, secondo van Gogh, uno dei primi esercizi di pittura, così aveva appreso da Mauve e così insegna egli stesso ad alcuni allievi dilettanti di Eindhoven che iniziavano a riconoscere il valore della sua arte. La scelta di questo soggetto da parte di Vincent sembra sia stata motivata anche per eludere l’accusa, mossagli da alcuni preti, di familiarizzare troppo con il ceto meno abbiente al punto da aver avuto un figlio da una delle sue modelle. Per difendersi Vincent decide quindi di escludere le figure umane dai suoi quadri. Nelle sue nature morte, la novità non si trova sicuramente nel soggetto, ma nella modalità di esecuzione con l’utilizzo di un’estesa gamma di colori dalle gradazioni leggermente diverse. La lettura del libro di Felix Braquemond Du dessin et de la couleur aveva suggerito a van Gogh nuove riflessioni coloristiche. Lo testimonia, tra le altre, una lettera del 20 ottobre 1885 a Theo van Gogh riguardante proprio la raffigurazione delle mele: «Ti spiego come è stato dipinto quello studio. Semplicemente così: il verde e il rosso sono colori complementari. Bene, nelle mele c’è il rosso che in sé è molto volgare e altre sfumature verdastre. Poi ci sono anche una o due mele di un altro colore, di un tono particolare di rosa che aggiusta il tutto. Questo rosa è il colore spezzato, ottenuto mescolando il suddetto rosso col suddetto verdastro. Ecco perché questi colori sono in un rapporto armonico tra loro. C’è poi un secondo contrasto, quello tra lo sfondo e il primo piano. Uno è di colore neutro, ottenuto mescolando azzurro e arancione; l’altro è dello stesso colore, modificato soltanto con l’aggiunta di un po’ di giallo».

 

Vincent van Gogh painted The Potato Eaters (Amsterdam, Van Gogh Museum) in 1885; it was the most important painting of his Dutch period before he moved to Paris. Even though his style changed markedly, turning to a light and luminous palette and less complex compositions, Vincent considered the painting one of his masterpieces. He turned his back on idylls and created a harsh and realistic image in a stark interior with unstable light. The interior setting of our still-life is even darker; it too was painted in Nuenen where van Gogh lived with his parents from 1883 to 1885 after a religious crisis that led him to devote himself entirely to painting. It was Anton Mauve, a leading member of the Hague School whom he met in 1881 and urged him to paint. He did exactly that as we know from what Vincent wrote to his brother Theo: «Well, Mauve said, […] and the next day we set up a still life and he began by saying, This is how you should hold your palette. And since then I’ve made a few painted studies and after that two watercolours». (23 December 1991). His output from that period was inevitably influenced by the Hague School, with colours tending towards greys inspired by the dark skies of stormy days. They are still-lifes set in dark interiors and depict the “fruits of the earth” as they are – not necessarily clean or perfect – in simple containers typical of farm homes. The baskets are not always filled with potatoes – the subjects of many studies centred on the harvests; there may be apples, of different varieties and colours as in our painting, both within and around the wicker basket. According to van Gogh, the still-life is one of the first exercises in painting; he had learned this from Mauve and passed it on to some amateur art students in Eindhoven who were beginning to recognize the value of Vincent’s art. His choice of subject seems to have been partly motivated by the desire to escape the accusations from some priests that he familiarized so much with the poorer classes that he even had a child by one of his models. In order to defend himself, Vincent decided to eliminate human figures from his pictures. The novelty in his still-lifes is definitely not the subject, but his method and technique with the use of a wide range of slightly different shades of colour. Felix Braquemond’s book Du Dessin et de la couleur had suggested new ideas on the uses of colour. This is evident from a letter written to his brother Theo on 20 October 1885: «Just to explain how that study was painted – simply this: green and red are complementary colours. Now in the apples there is a red which is very vulgar in itself; further, next to it some greenish things. But there are also one or two apples of another colour, of a certain pink which makes the whole thing right. That pink is the broken colour, got by mixing the above-mentioned red and the above-mentioned green. That’s why there is harmony between the colours. Added to this is a second contrast, the background forms a contrast to the foreground, the one is a neutral colour, got by mixing blue with orange; the other, the same neutral colour simply changed by adding some yellow».