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Giovanni Andrea Donducci, detto il Mastelletta

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Giovanni Andrea Donducci, detto il Mastelletta

(Bologna,1575 – 1655)

CRISTO E L'ADULTERA

olio su tela, cm 114x88

 

CHRIST AND THE ADULTRESS

oil on canvas, cm 114x88

 

Provenienza
Londra, Sotheby’s, 6 aprile 1977, n. 73

 

Bibliografia

A. Coliva, Il Mastelletta (Giovanni Andrea Donducci 1575 – 1655), Roma1980, pp. 105-6, n. 32, fig. 42.

 

Referenze Fotografiche

Fototeca Federico Zeri, scheda 54061

 

Restituito all’artista bolognese da Federico Zeri in occasione di un passaggio sul mercato dell’arte alla metà degli anni Settanta del Novecento, il dipinto qui offerto è stato pubblicato da Anna Coliva in quello che resta l’unico testo sistematico e completo sul pittore bolognese, ricordato dalle fonti coeve ma sostanzialmente ignoto agli studi fino alla riscoperta da parte di Matteo Marangoni nel 1912.

Figura eccentrica e in qualche modo isolata rispetto ai suoi coetanei più famosi, tra cui Guido Reni, Mastelletta fu comunque attivo in numerose imprese pubbliche per la città natale, in primo luogo la decorazione della cappella dell’Arca in San Domenico a Bologna, del 1613-15. Dall’Emilia l’artista si allontanò solo per un viaggio a Roma ricordato da Malvasia nella Felsina pittrice e probabilmente avvenuto verso il 1610 ma non documentato. Al soggiorno romano spettano verosimilmente la serie di paesaggi con storie di Mosè e con scene campestri a Roma nella Galleria Spada (il cui catalogo del 1954 si deve appunto a Federico Zeri) che mostrano il recupero intenzionale di modelli fantastici cinquecenteschi, da Dosso Dossi a Niccolò dell’Abate, in contrasto con l’ideale classico proposto in quegli anni da Annibale Carracci, da Domenichino e da Francesco Albani.

È appunto questa vena neo-manierista, apparentemente in reazione con il linguaggio “nazionale” e moderno elaborato da Annibale e dalla sua scuola, a suggerire il recupero dei modelli di Parmigianino, valorizzati dal Mastelletta grazie a raffinatissime trasparenze cromatiche e sottili lumeggiature, particolarmente evidenti nel nostro dipinto.

Anna Coliva (1980, p. 106) proponeva di associare il dipinto qui offerto a quello di uguale soggetto ricordato dalle fonti bolognesi (Masini e Malvasia) nella sala capitolare della chiesa di S. Procolo a Bologna. Lo stesso soggetto è presente però anche nella raccolta di Vincenzo Giustiniani, inventariata nel 1638, in una tela di grandi dimensioni (dodici palmi per otto) che la nostra composizione forse replica in piccolo, e ancora, ma senza indicazioni di dimensioni, nella raccolta bolognese di Giacomo Maria Marchesini nel 1685. Frequenti le citazioni di opere del Mastelletta nelle collezioni bolognesi come in quelle romane, tra cui quella del cardinal Flavio Chigi e del raffinatissimo Bonaventura Argenti.