EPIGRAFE DI UN BANDITORE D’ASTA
TIVOLI, I-II SECOLO d.C.
Epigrafe posta su grande lastra scorniciata in marmo bianco. Conserva parte di un testo pubblicato da Z. Mari in Tibur, Forma Italiae, Regio I 17, Firenze 1983, p. 40, fig. 219 (AE 1983.0141C). D(is) M(anibus) / M(arco) Aveieno Re[3] / Herc(ulaneo) [3] / coactori arg[entario] / et libertis libertab[usque suis].
L’epigrafe, su cinque linee, è riferibile al monumento sepolcrale di Marco Aveieno, che di professione faceva il “coactor argentarius”, cioè il banditore l’esattore di aste pubbliche, lo stesso lavoro del padre del poeta Orazio. Ai lati della lastra si vedono i fori per l’inserzione del monumento entro una cornice. Il sepolcro non era destinato solo a Marco Aveieno, ma anche agli schiavi e alle schiave che aveva liberato. Dim. 46,5x49x5 cm
Provenienza
Collezione Vincenzo Sinibaldi (metà XIX secolo)
La Soprintendenza di Firenze ha intenzione di dichiarare l’interesse archeologico particolarmente importante di questo lotto.