Arte Moderna e Contemporanea

80

Giorgio De Chirico ©  
(Volos, 1888 - Roma, 1978)

GIORGIO DE CHIRICO

€ 80.000 / 120.000
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GIORGIO DE CHIRICO

(Volos 1888 - Roma 1978)

Oreste e Pilade

1961

olio su tela

cm 40,5x30,5

 

Oreste and Pilade

1961

oil on canvas

40.5x30.5 cm

 

L'opera è accompagnata da autentica rilasciata nel 1981

 

Provenienza

Collezione privata, Reggio Emilia

Collezione privata, Firenze

 

Bibliografia

Catalogo generale Giorgio De Chirico, Volume ottavo, opere dal 1951 al 1974, Electa, n.

1247 il.

 

GIORGIO DE CHIRICO

 

Oreste era figlio di Agamennone e Clitennestra, poco più che bambino assistette all'uccisione del padre ad opera della moglie e del suo amante Egisto. Elettra, sorella e nutrice di Oreste, per salvagli la vita lo portò dal re Strofio, in Focide, vecchio amico e cognato di Agamennone che lo allevò insieme al figlio Pilade. I due cugini divennero grandi e inseparabili amici. Divenuto adulto Oreste si recò a Delfi e chiese all'oracolo come doveva agire per vendicare la morte del padre. L'oracolo gli ordinò di uccidere la madre Clitennestra ed Egisto. Accompagnato da Pilade si recò a Micene, facendosi riconoscere dalla sorella Elettra che, secondo Euripide, era stata costretta da Egisto a sposare un umile contadino il quale, consapevole dell'ingiustizia di cui era stata vittima la moglie e per la deferenza verso il suo sangue reale, rispettava la sua verginità. Elettra organizzò insieme ad Oreste l’uccisione della madre e l'usurpatore Ma scoperta la congiura vennero condannato a morte a sua volta Oreste, perseguitato dalle Erinni o Furie materne Furie, il cui compito era di punire i gravi delitti, fu costretto a recarsi ad Atene per ottenere la purificazione dall'Areopago, grazie all'intercessione da Atena, dovette recarsi successivamente in Tauride con Pilade  per portare ad Atena la statua di Artemide, da tutti venerata, ivi incontrò la sorella Ifigenia, la quale riuscì a salvare i due amici dal sacrificio umano cui erano destinati e fece ritorno con loro in Grecia, dove Pilade sposò Elettra, questa è una delle tante interpretazioni.  Eschilo ed Euripide narrano invece che le Furie fecero impazzire Oreste immediatamente dopo la morte della madre e lo perseguitarono senza tregua. Prima della pazzia, secondo altri autori, Oreste fu giudicato a Micene per volere di Tindareo, padre di Clitemnestra, Eace, che ancora odiava Agamennone per la morte di Palamede, chiese l'esilio di Oreste.

Ma, secondo Euripide, Oreste ed Elettra furono salvati da Menelao il quale, costretto da Apollo, convinse la gente di Micene ad accontentarsi di punire i due fratelli con un anno d'esilio. Secondo Eschilo, invece, vi fu un processo ad Atene dove Apollo (che sarebbe stato l'ispiratore dell'assassinio dei due amanti) ebbe il ruolo di difensore di Oreste mentre le Erinni erano le accusatrici. I voti della giuria furono pari e la dea Atena, presidente dell'Areopago, l'antico tribunale fondato dagli dei dopo la morte di Alirrozio - figlio di Poseidone, diede il suo voto in favore di Oreste, giudicando la morte della madre meno importante di quella del padre. Nonostante ciò le Furie non abbandonarono la loro sete di vendette verso Oreste. Allora Apollo consigliò a Oreste e al suo fedele cugino che  dovevano recarsi nella terra dei Tauri nel Chersoneso, rubare l'antica statua lignea di Artemide e poi recarsi in un luogo ove scorreva un fiume formato da sette sorgenti.

Nel Chersoneso, quando vi giunse, insieme a Pilade, venne catturato e, come tutti gli stranieri, preparato per il sacrificio ad Artemide. Sacerdotessa del tempio era Ifigenia, sorella di Oreste la quale, riconosciuto il fratello, ingannò Toante, re dei Tauri, dicendogli che i nuovi arrivati dovevano essere sacrificati in mare poiché accusati di matricidio, chiedendo che il rito non avesse testimoni tra il popolo. Questo permise loro di fuggire con la statua di Artemide navigando in direzione per la Grecia. Ci fu un lungo inseguimento di Toante, ma venne sconfitto. Dopo tante peregrinazioni giunsero in Sicilia e poi nell'Ausonia (come si chiamava anticamente la Piana) e qui Oreste trovò il fiume indicato dall'oracolo di Delfi. Appena si immerse nelle acque del Metauro, Oreste riacquistò il senno. Al ritorno ad Oreste spettò il trono di Micene ed Argo (dopo avere ucciso il fratellastro Alete) e alla morte di Menelao anche quello di Sparta. Pilade sposò Elettra e Ifigenia divenne sacerdotessa di Artemide in Grecia.

 

Giorgio De Chirico, alfiere della grecità in chiave moderna, ha celebrato nella sua pittura i personaggi leggendari della terra greca, in cui ebbe il destino di nascere pur essendo italiano. Gli eroi omerici  rivivono sotto le spoglie dei manichini e del vario armamentario "metafisico" del pittore. Oreste e Pilade, l’opera qui proposta del 1961, così come altri dipinti di Giorgio De Chirico (Ettore e Adromaca o il Trovatore) raffigurano figure solitarie, a volte singoli personaggi a volte in coppia, spesso rappresentati con teste ellissoidali, prive di lineamenti, forme con sembianze umane, più che personaggi reali, miti e leggende quasi sempre dipinti con un simbolo centrale, il ventre riempito di frammenti di paesaggio, di statue classiche, di colonne e libri, segno dei passaggi della storia e della civiltà, oppure forme geometriche vuote che alludono alla visione interiore, contemplativa. Tutta la cospicua produzione di De Chirico dal primo periodo fino alla sua morte, è un ripetersi di soggetti e tematiche , prova del fatto che non si sia realmente distaccato dalla visione metafisica, piuttosto la fedeltà ribadita nei confronti del classicismo e delle tecniche pittoriche dei maestri del passato gli consente di esplorare nuovi orizzonti rimanendo fedele a se stesso e alla propria unicità creativa.