FIGURA DI DIGNITARIO
Egitto, metà del II millennio a.C.
h. 63 cm
L'opera è corredata di certificato di libera circolazione
Realizzata in legno, la statua raffigura un uomo stante, con spalle dritte e braccia allungate lungo i fianchi. Le gambe sono quasi parallele, con la sinistra portata solo lievemente in avanti. La testa, rasata, è un poco avanzata: i lineamenti del volto, le arcate sopraorbitarie, il naso e la bocca sono rese da accentuati passaggi di piano. La scultura è completata da occhi in pietra, lavorati a parte ed inseriti al momento della finitura del pezzo. I pugni della figura sono stretti e nella mano sinistra si vede un foro per l’inserzione di un attributo, ora perduto. L’incarnato della figura è di colore marrone - bruno.
L’uomo è a torso nudo, indossa un lungo gonnellino di colore bianco che dalla vita scende fin sopra i polpacci. La veste, fissata nel suo tratto superiore da una striscia, è connotata sul davanti da un’espansione trapezoidale, che si allarga in corrispondenza del margine inferiore.
La scultura raffigura un dignitario di alto rango che in origine era probabilmente posta su una base, forse realizzata in legno differente, su cui verosimilmente erano scritti testi di dedica o commemorativi che avrebbero consentito il riconoscimento della figura rappresentata. Statue di questo tipo non devono essere considerate propriamente ritratti, quanto piuttosto rappresentazione eternamente giovane e in forma perfetta del ka (entità spirituale e forza vitale) dell’individuo. Per riprendere le parole di Sergio Donadoni, illustre egittologo italiano: “la scultura egiziana è nella massima parte determinata dalla volontà di fornire un punto di appoggio fisico a un’ «anima» (per così chiamarla) determinata, identificabile nella singolarità del suo nome. La statua non è un monumento, un ricordo celebrativo; è una specifica forma della persona, ha una sua vitalità riconosciuta dal rito che su di essa si attua per «aprirle la bocca» (così come si fa sul corpo dopo la mummificazione). È un fatto che va sottolineato per comprendere da quali radici si alimenti l’esperienza figurativa egiziana, che senso abbia tanto la sua vocazione tipizzante quanto la sua vocazione realistica” (S. Donadoni, L’uomo egiziano, Roma-Bari 1990, p. 277).
L’iconografia riprende con fedeltà quella usata per le figure di rango del Medio Regno: si vedano a titolo meramente esemplificativo, con analoga resa della veste (tipo D.3a - Harvey 2001), la statua di Senbi al Metropolitan Museum of Art di New York (inv. 11.150.27 - D. Arnold, Statuette of Senbi Standing, in A. Oppenheim et alii (a cura di), Ancient Egypt Transformed: The Middle Kingdom, New York 2015, 146-50, n. 80), oppure la più piccola figura maschile dal Rhode Island School of Design Museum (inv. 11.033 - C.M. Woodward et alii, A Handbook of he Museum of Art, Rhode Island, 1988, 96, n. 3).
I modelli figurativi del Medio Regno permangono anche nel periodo di incertezza politica successivo alla fine della XII dinastia, il Secondo Periodo Intermedio, e fino alla XVIII dinastia (Harvey 2009, 5). A favore della datazione della scultura già al Nuovo Regno, peraltro confermata dalle analisi archeometriche, occorre menzionare il maggiore slancio della figura e la resa dell’anatomia e della muscolatura più accurata rispetto a quella schematica dell’epoca precedente.
Nella pregiata scultura proposta in questa sede di particolare importanza è la conservazione dei colori, riscontrabile non soltanto nel gonnellino di colore bianco, ma anche nella resa dell’incarnato della figura di colore bruno. Il fatto che la pelle si presenti particolarmente scura, potrebbe essere un segno della volontà degli artigiani di imitare l’ebano, prezioso legno di importazione, usato per la statuaria faraonica - basti menzionare il ritratto della regina Tiy (Berlino ÄM, inv. 21834/17852) o del marito Amenhotep III (Brooklin Museum, inv. 48.28) - o in casi eccezionali anche per statue private, come per la coppia del sacerdote Amenhotep e della moglie Rannai (Mosca, Puskin Museum, inv. I.1.а 2103, 2099).
Riferimenti bibliografici
A differenza di quanto avviene da tempo nel caso della statua in pietra, solo in anni relativamente recenti sono stati avviati studi complessivi sulla statuaria egizia in legno. Sulle produzioni dell’Antico Regno è disponibile un lavoro sistematico, in cui sono catalogati 240 esemplari (J. Harvey, Wooden Statues of the Old Kingdom. A Typological Study, Leiden-Boston 2001), mentre su quelle del Medio e del Nuovo Regno, bisogna fare riferimento a studi di singole opere, a cenni in repertori generali (J. Harvey, Wooden Statuary, in Willeke Wendrich (a cura di), UCLA Encyclopedia of Egyptology, Los Angeles 2009), oppure a trattazioni sulla statuaria (J. Vandier, Manuel d’Archéologie égyptienne, III. Les grandes époques : la statuaire, Paris 1958).
Si ringrazia la dott.ssa Anna Giulia De Marco (Università di Pisa), che ha in corso di preparazione uno studio su questa scultura, per i suggerimenti durante la redazione della scheda
Provenienza
Collezione privata
Corredato
Da documento con l’esito delle analisi C14 effettuate dal CEDAD (CEntro di DAtazione e Diagnostica, Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio de Giorgi”, Università del Salento), a firma del prof. Lucio Calcagnile.