ARCADE | DIPINTI DAL XVI AL XX SECOLO

Firenze, 
mar 3 Marzo 2020
Asta Live 334
39

Scuola toscana, sec. XVII                                                 

€ 10.000 / 15.000
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Scuola toscana, sec. XVII                                                 

VEDUTA DI FONTEBRANDA                                                     

olio su tela, cm 168x219

 

Tuscan school, 17th century

VIEW OF FONTEBRANDA

oil on canvas, cm 168x219                                              

                                                                          

Bibliografia di riferimento                                               

N. Barbolani di Montauto, Pandolfo Reschi, Firenze 1996; La collezione Terruzzi. I capolavori, a cura di A. Scarpa Sonino, pp. 437-438, schede II.127-III.128.                                                           

                                                                          

In occasione di un viaggio a Siena, racconta F. S. Baldinucci, il cardinale Francesco Maria de Medici commissionò a Pandolfo Reschi, pittore di origine polacca ma di formazione romana, due vedute, una della più antica tra le fonti senesi, Fontebranda, e l'altra di una villa medicea sulle colline fiorentine, villa Lappeggi.                                               

Le due tele, tra le più celebri e documentate del Reschi, entrate successivamente a far parte della raccolta del cavalier Ascanio Samminiati dove le videro Baldinucci e Maria Niccolò Gaburri descrivendole come opere eccezionali, sono oggi nella collezione Terruzzi (La collezione Terruzzi. I capolavori, a cura di A. Scarpa Sonino, pp. 437-438, schede II.127-III.128).                                                          

La Veduta di Fontebranda qui presentata, per fedeltà e qualità di esecuzione, deve essere considerata una replica uscita dalla bottega di Pandolfo Reschi.                                                          

L'analoga precisione nella descrizione delle tre grandi arcate ogivali della fonte, sovrastata dalla chiesa di San Domenico, e delle numerose e animate figurette, tra cui si segnalano al centro "il gruppo di giocatori e scioperati, che pare si adirino con le loro carte, in diversi moti e scorci e un altro di più ragazzi che, cavalcando alcune travi, fanno all'altalena e insieme scherzano", su cui si soffermò anche Baldinucci (F. S. Baldinucci, Vita del pittore Pandolfo Reschi in F. S. Baldinucci, Vite di artisti dei XVII-XVIII, ed. a cura di A. Matteoli, Roma 1975, p. 221), permette di ipotizzare che furono utilizzati per la realizzazione della nostra tela i medesimi studi progettuali. Si conoscono alcuni disegni acquarellati, conservati presso lIstituto Nazionale per la Grafica di Roma, segnalati da Novella Barbolani di Montauto (N. Barbolani di Montauto,     

Pandolfo Reschi, Firenze 1996, p. 80) quali preparatori per le figure sulla sinistra della tela che assistono lo stesso pittore autoritrattosi in atto di schizzare la veduta.