CASSETTONE, GIOVANNI MAFFEZZOLI, LOMBARDIA, 1800 CIRCA
lastronato e intarsiato in essenze pregiate, piano di forma rettangolare interamente intarsiato con capriccio architettonico con figura e cane entro molteplici cornici delle quali le principali intarsiate a motivo di nastro intrecciato e di fogliette di acanto, sotteso da fascia intarsiata a dentellatura sotto alla quale si aprono due cassetti appaiati ornati a cornucopie e motivi fogliacei che si dipartono dalle bocchette entro cornice rettangolare a nastro intrecciato, cui seguono altri due cassetti ornati da grande intarsio a rovine architettoniche entro molteplici cornici intarsiate, fianchi ornati analogamente al fronte, lesene angolari decorate a candelabre terminanti su piedini troncoconici anch’essi intarsiati, cm 93,5x126,5x59
A LOMBARD COMMODE BY GIOVANNI MAFFEZZOLI, CIRCA 1800
Bibliografia di confronto
A. González-Palacios, Il Tempio del Gusto. Le Arti Decorative in Italia fra Classicismi e Barocco. Il Granducato di Toscana e gli Stati Settentrionali, Milano 1986, pp. 274-275;
E. Colle, Il mobile neoclassico in Italia. Arredi e decorazioni d’interni dal 1775 al 1800, Milano 2005, pp. 334 e 471
E. Colle (a cura di), Giuseppe Maggiolini un virtuoso dell'intarsio e la sua bottega in Parabiago, catalogo della mostra, Parabiago 20 settembre - 9 novembre 2014, Parabiago 2014, p. 48
L’elevata cura dei legni, scelti sapientemente e accostati tono su tono per sfruttare a pieno la resa pittorica delle venature, ci permette di riferire questo mobile alla maestria di Giovanni Maffezzoli. Nato a Cremona nel 1779, nel 1791 si trasferisce, giovanissimo, a Parabiago, per entrare a far parte della bottega di Giuseppe Maggiolini. Qui resterà per 12 anni senza percepire alcun compenso, ma ricevendo in cambio del suo lavoro vitto e alloggio dal maestro. Rientrato a Cremona nel 1803, dà vita a una propria bottega nella quale rielabora quanto appreso dal maestro in uno stile del tutto originale, caratterizzato da una spiccata predilezione per grandi pannelli e lastre uniche, sui quali prendono forma vedute prospettiche con architetture, capricci con rovine e scene classicheggianti. Con eccelsa abilità, lavora il legno con la sabbia arroventata in modo da conferire alle scene raffigurate una delicata quanto precisa ombreggiatura, arricchita poi nei dettagli con l’incisione a bulino, ottenendo un effetto quasi pittorico. Caratteristiche, queste, evidenti sia nel pannello Gli Argonauti alla conquista del vello d’oro, premiato a un’esposizione presso l’Istituto Reale delle Scienze di Milano, sia nel pannello Il sacrificio di Attilo Regolo, oggi conservato presso il Museo Civico Ala Ponzone di Cremona, che con il precedente faceva parte di un insieme di sei tarsie, mentre le restanti sono conservate in collezione privata.