Scuola fiorentina, seconda metà sec. XVI
APOLLO
PLUTONE
ERCOLE E CACO
ERCOLE E CERBERO
DIVINITÀ A CONCILIO
PSICHE SCOPRE AMORE
sei disegni, matita rossa, carta vergellata, mm 164-5x110-2
(6)
Florentine school, second half of 16th century
APOLLO
PLUTO
HERCULES AND CACUS
HERCULES AND CERBERUS
COUNCIL OF THE GODS
PSYCHE AND CUPID
six drawings, red chalk, laid paper, mm 164-5x110-2
(6)
Provenienti con ogni probabilità da un taccuino smembrato, i vivaci disegni delineati su questi sei piccoli fogli ripropongono con spiccato brio narrativo due della serie di venti Divinità entro nicchie e due della serie di Fatiche di Ercole incise da Caraglio nel 1526 su disegno di Rosso Fiorentino. La restante coppia con Storie di Psiche deriva dalle incisioni del Maestro del Dado, di evidente ispirazione raffaellesca, realizzate intorno al 1530.
Il tratto vibrante che arricciola i capelli e movimenta le pieghe delle vesti, le veloci semplificazioni adottate per i visi e le mani, nonché il chiaroscuro morbido ed espanso, rimandano ai modi di uno dei più prolifici disegnatori del Cinquecento, Giambattista Naldini (Firenze, 1535 – 1591), il cui corpus grafico si è accresciuto grazie agli studi di Paola Barocchi (P. Barocchi, Itinerario di G. N., in Arte antica e moderna, 1965, n. 31, pp. 244-288), Anna Forlani Tempesti (A. Forlani Tempesti, Alcuni disegni di Giambattista N., in Festschrift Ulrich Middeldorf, a cura di A. Kosegarten - P. Tigler, Berlin 1968, I, pp. 294-301) e C. Thiem (C. Thiem, Das römische Reiseskizzenbuch des Florentiners Giovanni Battista N. 1560-1561, München-Berlin 2002). Interessanti confronti si trovano nei suoi numerosi fogli resi noti, distribuiti tra Firenze (Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi, nn. 311 F, 442 F, 6575 F, 6743 F, 6756 F, 6603 F, 6618 F, 14415 F), Parigi (Louvre, Département des arts graphiques, nn. 1015, 1017), Cambridge (Fogg Art Museum, n. 1932.143) e Berlino (Staatliche Museen, Kupferstichkabinett, nn. 465r, 4626v), dove, secondo una prassi ricorrente nel percorso formativo degli artisti fiorentini, si cimentò con assiduità nella pratica della copia ispirandosi a composizioni del maestro, Pontormo, e di Andrea del Sarto, oppure in esercitazioni sulla statuaria antica o di Michelangelo e ancora nello studio dei grandi cicli figurativi cinquecenteschi romani, di Raffaello e allievi, visti durante il viaggio di Naldini nell’Urbe.