Benedetto Di Michele Squilli
(attivo dal 1555 al 1588)
su cartone di Stradanus
(Jan Van Der Straet, Bruges 1523 - Firenze 1605)
L’UNZIONE DI DAVID RE, 1568
Bibliografia di confronto
E. Spinelli Barelli, L’arazzo in Europa, Novara 1963;
M. Viale Ferrero, Arazzi italiani, Venezia 1969;
G. Gaeta Bertelà, in AA.VV, Firenze e la Toscana de’ Medici nell’Europa del cinquecento. Palazzo Vecchio: committenza e collezionismo medicei, catalogo della mostra, Firenze 1980;
L. Meoni, Gli arazzi nei musei fiorentini. La collezione medicea: La manifattura da Cosimo I a Cosimo II 81545-1621), Livorno 1998
Tecniche e Materiali: Ordito: in lana filata non tinta, torsione “s” capi tre, riduzione: 5/cm.;
Trame: in lana e seta policroma, riduzione: lana 7-9/ cm, torsione “z”, capi tre, seta: 9/cm, torsione S.T.A.
Misure complessive: cm 333x410
Bordura orizzontale superiore: alt. cm 71
Bordura orizzontale inferiore: alt. cm 69
Bordura verticale: largh. cm 65
Le bordure risultano tagliate e mancano le cimose orizzontali e verticali.
Fodera: l’arazzo risulta foderato a strisce con cinque teli verticali e due orizzontali (una superiore ed una inferiore). Quelle orizzontali sono teli di lino marroni, ma non sembrano originali, come invece quelle verticali che sembrano in tela di canapa. Smontando le strisce sul rovescio, abbiamo individuato varie scritte. Da destra, su queste: sulla prima a destra sono presenti una C ed una T coricate dipinte in nero; nella seconda c’è un numero dipinto in seppia forse identificabile con 65. Nella terza non è scritto niente. Nella quarta forse una N 309 scritta in nero ed in seppia altre lettere e numeri molto difficilmente decifrabili, forse una S ed una B maiuscole (Squilli Benedetto?) con una doppia F (?) e sotto N 576. Nella quinta non è scritto niente.
Nel 1561-1562 vengono eseguiti gli arazzi della prima serie della Storia di David, realizzata in nove panni da cartoni dello Stradano nelle botteghe di Benedetto Squilli e di Giovanni di Bastiano Sconditi, di cui fa parte l’arazzo Samuele unge David re, la cui scheda è stata compilata da G. Gaeta Bertelà (G. Gaeta Bertelà, in Firenze e la Toscana de’ Medici nell’Europa del Cinquecento: Palazzo Vecchio: committenza e collezionismo medicei, catalogo della mostra, Firenze, 1980, pp. 70-71, scheda 115).
Il soggetto di questi due arazzi è il medesimo ed anche il cartone di partenza sembra lo stesso, anche se la scena, nel nostro, ha un’espansione più verticale e una larghezza meno estesa rispetto all’altro
Tra le analogie vediamo: le sei figure presenti nel nostro arazzo sono le stesse anche in questo di confronto, ma con lievi varianti cromatiche. Anche l’impostazione della scena e delle figure è la medesima, come sono loto simili la tenda, le architetture, il pavimento ed il candelabro.
Tra le differenze notiamo: nel nostro arazzo, che è più piccolo, non sono presenti le due figure in piedi sul lato sinistro ed inoltre sullo sfondo si notano, oltre ad un’architettura, comune in entrambi, anche alberi, presenti solo nel nostro arazzo.
Le bordure non sono identiche: analogie si ritrovano, però, negli amorini in pose simili, mentre sempre nel nostro sono presenti sfingi che nell’altro non appaiono.
Successivamente, negli anni 1567-1568, si trovano elencate nella “Guardaroba” filze 47 e 48, altre due serie con Storie di David. La prima comprende scene con i preparativi di David per andare a combattere il gigante Golia (1567-1568), e l’altra, relativa alla seconda fase, cioè all’uccisione di Golia ed al trionfo di David (1568), che si credeva andata completamente dispersa (a questo proposito si vedano i seguenti documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Firenze: 13 gennaio 1568 [stile fiorentino 1567 ab incarnatione], Guardaroba Medicea 47, cc. 131d, 134d, 136d, [cc. 134d]; Guardaroba Medicea 48, c. 136v. Conti, 1875, 53.18 giugno 1568 Guardaroba Medicea 47, cc. 139s e d, 148s e d, [c.148s]; Guardaroba Medicea 48, cc. 136v, 139r. 18 giugno 1568, Guardaroba Medicea 47, cc. 148d, 150d; Guardaroba Medicea 48, c. 139r. 12 ottobre 1568, Guardaroba Medicea 47, cc. 148d, 150d; Guardaroba Medicea 48, cc. 140v-141r), risale al periodo in cui nella direzione dell’arazzeria, scomparso completamente Sconditi, rimane Benedetto di Michele Squilli. È proprio a questa serie che, azzarderemmo, potrebbe appartenere l’arazzo oggetto del nostro studio.
Un elemento che avvicina il nostro, all’arazzo identificato da Giovanna Gaeta Bertelà in quello di David chiede di andare a combattere Golia, conservato a Pisa nel Museo Nazionale di San Matteo, inv. 1513, facente parte della prima serie della seconda produzione con Storie di David sopra citata, sono le svelte figurette maschili delle bordure inserite in volute su piedistalli con borse a tracolla (e fazzoletti o fionde (?) in mano).
Analizzando lo stile della scena del nostro arazzo ed il modo largo e disteso di trattare i personaggi, troviamo altre notevoli analogie anche coi panni nelle Storie di Cosimo il Vecchio (è una serie di arazzi tessuti da arazzieri fiorentini, sotto la direzione di Benedetto di Michele Squilli, su cartoni dello Stradano, con la regia di Giorgio Vasari, grazie alla consulenza degli eruditi Cosimo Batoli e Vincenzo Borghini) tessute successivamente, sotto la direzione di Benedetto Squilli da tessitori fiorentini, su cartoni di Stradano. Anche nelle bordure si ritrovano varie corrispondenze: le sfingi che nel nostro arazzo hanno i copricapo tagliati e che non sono presenti in Samuele unge David re, del 1561, sono invece presenti anche nei panni delle Storie di Cosimo il Vecchio, come Cosimo il Vecchio fa costruire la Badia Fiesolana (1570-71) (a questo proposito, e per i successivi soggetti, si veda quanto riferisce L. Meoni. Gli arazzi nei musei fiorentini. La collezione medicea. La manifattura da Cosimo I a Cosimo II (1545-1621), Livorno, 1998, pp. 238-239; pp. 240-241, scheda 64; p. 242, scheda 65; p. 243, scheda 66), Cosimo il Vecchio fa costruire una biblioteca per S. Giorgio Maggiore a Venezia (1570-1571), Cosimo il Vecchio aiuta con denari Francesco Sforza ( 1570-71), Cosimo il Vecchio fa costruire in Gerusalemme un ospedale per pellegrini (1570-1571); altre analogie con le bordure di questi già citati arazzi, sono le statue nelle nicchie rettangolari, trattate nello stesso identico modo e con gli stessi colori e le volute centrali che nel nostro panno sono occupate da una figuretta intera maschile ed in questi da ritratti in medaglioni; una differenza consiste nella mancanza nel nastro delle composizioni di frutta e fiori presenti invece in tutti gli altri.
Intorno al 1556 compare come cartonista dell’arazzeria medicea Giovanni Van Der Straet, detto lo Stradano. Questi era nativo di Bruges, dove aveva avuto dal padre la prima educazione artistica; poi aveva studiato ad Anversa con Massimiliano Franck e Pietre Aertsen; infine era venuto in Italia, a Venezia e di lì era passato a Firenze. L’affermazione del Borghini, “aver egli sin dall’inizio del suo soggiorno fiorentino collaborato a far cartoni per l’arazzeria”, è probabilmente vera, anche se il suo nome non risulta dai conti prima del 1557, quando già da nove anni era a Firenze.
È possibile, infatti, che le “grottesche” che egli avrebbe eseguito secondo il Borghini vadano identificate con le spalliere a “grottesche”: egli avrebbe potuto collaborare alla trasposizione dei modelli del Bachiacca in cartoni grandi, poiché era buon animalista ed ornatista. Entrato comunque nell’orbita del Vasari, la prima collaborazione certa e di primo piano dello Stradano all’arazzeria fu in relazione ai lavori de decorazione e rinnovamento di Palazzo Vecchio, affidati da Cosimo I alla direzione e supervisione appunto di Giorgio Vasari. Il programma della decorazione ad affreschi di Palazzo Vecchio aveva il fine preciso di svolgere il tema della glorificazione di casa de’ Medici e insieme costituire una giustificazione estetica, storica e morale dell’assolutismo instaurato da Cosimo.
Altrettanto trasparenti sono i significati degli arazzi preparati per le stanze del Principe con Storie di Ciro, Elisse e Salomone; su quattro personaggi troviamo uno solo degli antichi eroi. Questi ultimi arazzi non erano in relazione diretta con gli affreschi.
Via via che procedeva la produzione di arazzi nell’arazzeria medicea, il livello tecnico sembrava abbassarsi e da ultimo le Storie fiorentine del 1569, per gli appartamenti di Leone X (dal 1556 al 1562) non presentavano più la raffinatezza esecutiva che aveva contraddistinto la prima produzione dell’arazzeria medicea. Una maggiore rapidità era richiesta, come è naturale, anche nell’esecuzione dei cartoni; il Vasari non dovette somministrare più che i temi o al massimo qualche idea compositiva e l’esecuzione fu lasciata allo Stradano, che la condusse con una sbrigativa caratterizzazione, alla maniera dei cartonisti fiamminghi. Nelle Storie di David il risultato non è sgradevole, a differenza ad esempio delle Storie di Ercole del 1565, in cui un gigantismo michelangiolesco di ispirazione vasariana sortisce effetti assai infelici
Non molti dei panni ricordati dai documenti e nelle fonti sono giunti sino a noi. Ciò si spiega col fatto che questa produzione era destinata all’uso corrente della corte medicea e che fu quindi soggetta ad un rapido deterioramento. Tra i panni conservati è ancora in Palazzo Vecchio l’Unzione di David insieme ad altri due panni: un soggetto della storia romana (L’imperatore Traiano e la vedova); la Vittoria di Ercole sul centauro, che, esposto nella sala di Ercole è l’unico rimasto nella collocazione originaria. In questo modo il complesso decorativo così studiosamente preordinato dal Vasari si può dire affatto disperso
Lucia Nucci