DAL RINASCIMENTO AL PRIMO 900. PERCORSO ATTRAVERSO CINQUE SECOLI DI PITTURA

Firenze, 
mar 2 Febbraio 2021
Asta Live 1013
64

Oscar Ghiglia
(Livorno, 1876 - Firenze, 1945)

Oscar Ghiglia

€ 18.000 / 25.000
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Oscar Ghiglia

(Livorno 1876 - Firenze 1945)

NATURA MORTA CON VASO DI CALLE E LIBRO

olio su compensato, cm 40x50

firmato in basso a destra

 

STILL LIFE WITH A VASES OF CALLA LILIES AND A BOOK

oil on plywood, 40x50 cm

signed lower right

 

Provenienza

Collezione privata, Firenze

 

Nato a Livorno nel 1876, Oscar Ghiglia vi rimane fino al 1900 quando, dopo le prime esperienze di pittura da autodidatta e la frequentazione dello studio di Amedeo Modigliani con cui stringe un'importante amicizia, si trasferisce a Firenze. La città, molto vivace dal punto di vista intellettuale, offre al giovane numerose occasioni di conoscenze stimolanti. Su consiglio di Giovanni Fattori, frequenta la Scuola libera del nudo e la sua pittura, in questo primo periodo di attività, risente dell'influenza dell'anziano maestro macchiaiolo con influssi simbolisti assunti da Böcklin e dal coetaneo Costetti. Inizia un percorso di approfondimento dedicato alla ritrattistica i cui esiti vengono presentati con successo a diverse esposizioni nazionali e internazionali; nota è la sua presenza alle edizioni delle biennali veneziane del 1901 e del 1905. In quest'ultima circostanza Ghiglia ammira le opere del gruppo dei Nabis e, in particolare, di Félix Valloton, da cui apprende l'utilizzo del colore a taches cariche di pigmento racchiuse in contorni saldi e definiti che permettono l’individuazione chiara delle volumetrie degli oggetti. Superato il naturalismo tardo macchiaiolo, nel dicembre del 1908 l'artista inizia a lavorare a La toilette della signora Ojetti (conosciuta anche con il titolo Lo specchio, Galleria Moderna di Palazzo Pitti, Firenze), opera che apre la stagione delle nature morte in cui spicca il rigore con cui il pittore raffigura tutti gli oggetti raffigurati. Ghiglia osserva con attenzione estrema il vero e lo riproduce fedelmente scegliendo un'accesa policromia.

Le sue nature morte sono opere di dimensioni non troppo estese, come quella ora presentata, da cui emerge la precisione con cui vengono raffigurati gli oggetti in un'armonia di linee e di toni. Ed è proprio questa armonia che spinge il nostro sguardo a osservare con piacere ogni minimo dettaglio, dalle pieghe morbide delle calle bianche, alla copertina del libro su cui l'occhio si sofferma per cercare di leggere un titolo immaginario. Le curve dei vasi raffigurati riprendono quella del tavolo su cui sono appoggiati e pure il libro dalla rigidità di un parallelepipedo si trasforma specchiandosi nella rotondità della brocca arricchendo il gioco geometrico che coinvolge tutta la composizione.