FERNANDEZ ARMAN
(Nizza 1928 – New York 2005)
La parte delle cose
1987
motocicletta in bronzo, pezzo unico
cm 190x95x99
firmato sul sellino
The part of things
1987
bronze motorcycle, unique piece
190x95x99 cm
signed on the seat
L’opera è registrata presso l’Archivio Arman con il numero APA# 8304.87.001.
Arman, al secolo Fernandez Arman (Nizza 1928-New York 2005), scultore e pittore, ma sembra più logico definirlo più semplicemente: accumulatore, distruttore, frammentatore della quotidianità. Artista plastico ancor prima che scultore e pittore, ma soprattutto colui che ha saputo celebrare con la frammentazione l’oggetto comune. Per tutto il suo lungo percorso artistico ha volutamente dichiarato che l’arte non è pura e semplice evasione, non è commemorazione, ma è narrazione e denuncia; attraverso l’oggetto quotidiano, piccolissimo o grandissimo che sia, l’oggetto di scarto o l’icona mondana, viene ingabbiato nel cubo di plexiglas, viene smontato o ridotto in mille pezzi, viene impilato o frazionato, in ogni opera Arman crea un racconto sulla quotidianità. Fin dagli esordi, i primissimi lavori su carta, realizzati negli anni Cinquanta, Arman manifesta la volontà nel superamento del gesto puramente pittorico: impronte, timbri, tamponi e mascherine come la serie dei ‘Cachets' e delle ‘Allures', ne sono i primi esempi. Arman è un’esponente di rilievo del Nouveau Réalisme, il movimento nato attorno al critico Pierre Restany che, nell'aprile del 1960, ne stilò il manifesto, insieme a Klein, Hains, Raysse, Tinguely, Villeglé, Dufrêne. Il Nouveau Réalisme si ispirò, pur prendendone le distanze, alle avanguardie dadaiste del ‘900, delle quali riprende l'atteggiamento dissacrante nei confronti dell'arte tradizionale. Nella seconda metà del XX secolo gli artisti si interrogano sulla civiltà dei consumi, sull’oggetto-prodotto, la destinazione d’uso e l’obsolescenza delle merci, “materiali desunti dalla realtà, anche quella più banale”, sono utili, se non fondamentali, per narrare l’esistenza umana. Arman si appropria degli oggetti rinvenuti in strada, materiale da “spazzatura”, trasforma il materiale urbano ed industriale comprimendo o accumulando, impilando in verticale o in ordine sparso, frammentando e colorando con potenti pennellate, per ricordarci che tutti noi siamo accumulatori, frammentatori e soprattutto consumatori del superfluo.