Sculture e oggetti d'arte europei dal medioevo al XIX secolo da collezioni private

Firenze, 
mar 19 Ottobre 2021
Asta Live 1049
334

Andrea Ferreri

€ 2.500 / 3.500
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Andrea Ferreri

(Milano 1673 - Ferrara 1744)

ALLEGORIA DELLA VIGILANZA, 1720 CIRCA

in terracotta, alt. cm 42,5, su base in legno, cm 9x20x18

 

Andrea Ferreri (Milan, 1673 - Ferrara, 1744), Allegory of the Surveillance, circa 1720, terracotta

 

Si tratta del modelletto per l’Allegoria della Vigilanza in marmo (alt. 160 cm) commissionata ad Andrea Ferreri intorno al 1720 dal vescovo di Ferrara Tommaso Ruffo (1663-1753) per essere collocata nello scalone del palazzo vescovile cittadino.

Scultore e architetto oriundo milanese, Ferreri si forma a Bologna nella bottega dello scultore Giuseppe Maria Mazza (1653-1741), diventando uno dei più fedeli interpreti del suo stile. Attivo in città nei primi due decenni del XVIII secolo, grazie al proprio maestro, riesce a ottenere anche alcune commissioni a Ferrara, attirando l’attenzione del vescovo Ruffo, che fin dalla propria elezione nel 1717 maturava l’idea di rinnovare la sede diocesana e la cattedrale.

Come allievo dello scultore contemporaneo più importante dell’Emilia e della Romagna, e avvantaggiato dall’assenza di concorrenza, Ferreri è chiamato con alcuni aiuti a gestire l’apparato scultoreo di entrambi i progetti. I lavori, avviati nel 1720, determinano il definitivo trasferimento dello scultore a Ferrara, che deterrà il monopolio dei cantieri cittadini fino alla morte.

Nella versione definitiva la Vigilanza (così identificata già dalle fonti settecentesche locali) è acconciata come una Fortezza, risultando riconoscibile grazie al Gallo raffigurato a rilievo sullo scudo. Il modelletto, identico alla trasposizione in marmo, mostra però nello scudo una Medusa: rarissima associazione iconografica alla Vigilanza (sperimentata, ad esempio, da Veronese al Palazzo Ducale di Venezia), forse modificata poiché ritenuta troppo oscura.

La terracotta di Ferreri, in debito con Mazza nella costruzione del volto e nella floridezza della figura, addolcisce le scelte di modellato del maestro, soprattutto per la ricerca di effetti fluidi e tremanti nel panneggio. Risentendo della scarsa pratica di scalpello in area emiliana, tali caratteristiche, nel marmo, appaiono come raggelate, mancando la freschezza e la qualità del suo modello fittile.

 

Davide Lipari