Ettore Sottsass
(Innsbruck, 1917 - Milano, 2007)
VASO
in ceramica smaltata e decorata a impressioni
Firmato e datato sotto la base
Realizzato con Aldo Londi, Bitossi, Italia, 1957
alt. cm 44
A VASE, ENAMELED CERAMIC
Bibliografia di confronto
F. Ferrari, Sottsass 1000 ceramics, AdArte, Torino, 2017, fig. 87b
E. Daini, G. Turchi, Buongiorno maestro! Aldo Londi ceramista, scultore, pittore, maestro (1929-2003), Edizioni ETS, Pisa, 2007, p. 25
Ettore Sottsass ha pubblicato-partecipato alla redazione di circa 120 riviste e libri con cui ha ben precisato la sua biografia. Inoltre i suoi scritti occupano un volume di 550 pagine: cosa aggiungere a questo affollamento di informazioni? Il vaso in ceramica qui riprodotto può aggiungere qualcosa. Senza parole, questo oggetto così poco sottsassiano, che se non fosse firmato si stenterebbe a riconoscere come una sua opera, racconta che Ettore ha 40 anni e ha iniziato da poco a maneggiare l’argilla con cui, letteralmente, cuocerà oltre mille (mille!) lavori. Oggi ne possiamo cogliere l’intera prospettiva e una sorprendente informazione: uno solo, tra mille modelli, è affine a quello qui presentato e per di più non è firmato: questi due oggetti sono autentiche rarità, quindi. Quello non firmato proviene da una collezione importante, quella di Aldo Londi, direttore artistico della Manifattura Ceramica Bitossi che in quel periodo realizza tutte le ceramiche di Ettore. Londi è una persona definita da Sottsass come una “vera enciclopedia” di conoscenza della materia, è quindi il suo maestro e la presenza nella sua casa di un vaso molto simile a quello qui presentato ne dichiara l’importanza. Nel 1956, un anno prima della nascita della nostra ceramica, Sottsass gli scrive una lettera in cui dichiara di voler fare “ceramiche da vendere a caro prezzo come pezzi unici”. E questo è un fatto: questi sono pezzi unici, connotato delle opere d’arte, non sono le opere riproducibili del design, e sono firmate e datate, un’altra decisa indicazione che ci porta sulla strada dell’arte. Contraddittoriamente però Sottsass afferma: “Mi arrabbio quando mi dicono che sono un artista; cioè, non mi arrabbio ma sono fondamentalmente un architetto”. Questo architetto però nel 1955 (il nostro vaso è del ’57) aveva realizzato addirittura due mostre personali di pittura e la sua pittura, ancora oggi ben poco conosciuta, può essere considerata l’“anima sottile” del suo lavoro, delle sue architetture. Pittura che in questo caso ha abbandonato la tela e si è trasformata in vaso. Ma come possiamo parlare di pittura se il vaso è monocromo? Bisogna considerare che Sottsass conosce molto bene le civiltà antiche, i loro segni senza tempo graffiti sulla roccia o scolpiti sui totem e Londi conosce molto bene la ceramica etrusca, il bucchero, la solcatura e la stampiglia che appaiono sulle antiche monocrome superfici nere. Appartiene quindi a una intensa fase di sperimentazione condivisa dai due amici questo lavoro che ospita sulla sua superficie segni che richiamano lo Jugendstil e il folclore nord europeo impressi con la tramatura di ripetuti segni eseguiti a mano da Sottsass sull’argilla cruda. L’argilla formata, incisa e cotta è stata in seguito immersa in un denso bagno di smalto col risultato che la monocromia dell’oggetto ne porta in primo piano la forma geometrica: forma tribale. Ora si direbbe che l’Africa non sia troppo lontana. In effetti, già nel 1955 aveva sperimentato una serie di vasi, alcuni con coperchio, piuttosto simili a questo modello, alcuni monocromi, di lava, altri con semplici decori geometrici.
La rarità e l’unicità di questo oggetto ne fanno un esemplare irrinunciabile per il collezionista che voglia aggiungere al mosaico dei mille vasi di Ettore questa tessera “anomala” che ne costituisce una preziosa eccezione.
Fulvio Ferrari