COPPA, URBINO, PITTORE ATTIVO NELLA BOTTEGA DI NICOLA DI GABRIELE SBRAGHE, 1530-1540 CIRCA
in maiolica dipinta in policromia; sul retro sigla F. in manganese; diam. cm 25,2, diam. piede cm 11,6, alt. cm 5,6
A BOWL, URBINO, PAINTER ACTIVE IN THE WORKSHOP OF NICOLA DI GABRIELE SBRAGHE, CIRCA 1530-1540
Bibliografia di confronto
J. Giacomotti, Catalogue des majoliques des musées nationaux, Parigi 1974, pp. 256-257 n. 835;
E. Ivanova, Il secolo d’oro della maiolica. Ceramica italiana dei secoli XV-XVI dalla raccolta del Museo Statale dell’Ermitage, Faenza 2003, p. 103 n. 84
La coppa mostra un cavetto dalla foggia ampia e liscia orlato da un bordo appena rialzato, e poggia su un piede ad anello basso e svasato, decorata sul fronte da una scena che occupa tutto il cavetto adeguandosi alla forma. Al retro il piatto reca una F in bruno di manganese sovracoperta forse un segno di collezione. Al centro della raffigurazione Gesù con la mano destra alzata nel segno della benedizione, impone a Lazzaro di sollevarsi dal sepolcro, mentre la sorella Maria è inginocchiata in preghiera di fronte a Cristo e il defunto si leva dal sepolcro seminudo; alle spalle di Gesù un gruppo di discepoli assiste alla scena. L’autore in questo caso ha associato più incisioni nella formazione del soggetto da raffigurare, ricavando ad esempio i personaggi assembrati da una nota incisione di Marcantonio Raimondi raffigurante La predica di San Paolo nell’Aeropago di Atene.
Il pittore esalta qui il profilo dei volti, ne lumeggia i tratti fisiognomici e fisici, dà ampio spazio alle prospettive paesaggistiche, ma anche agli elementi architettonici, come ad esempio nella descrizione del sepolcro. I volti non sono particolarmente allungati salvo nella figura femminile, i profili sono sottolineati in bruno di manganese, gli occhi sono piccoli e resi in nero con un piccolo tocco di bianco. L’uso sapiente del colore si evince dai panneggi acquarellati e sapientemente sottolineati con pennellate di ombreggiatura o da tocchi di bianco di stagno.
Confronti significativi possono essere fatti con due piatti che condividono il soggetto religioso: una coppa conservata all’Ermitage con la Sepoltura di Cristo (inv. n. F 2825) trova motivi di raffronto soprattutto in alcuni particolari del paesaggio, quali la roccia, i rami spogli e complessi paesaggi con città dello sfondo, e nel modo di trattare i panneggi e nell’ispirazione da incisioni simili; un’altra coppa presente al Louvre (inv. n. OA 1728) con medesima composizione della sepoltura mostra analogie.
Pur essendo d’obbligo la prudenza attributiva per un’opera di questa natura, pensiamo tuttavia di poterla inserire tra le produzioni del secondo quarto del secolo XVI sotto l’influenza di Nicola di Gabriele Sbraghe.