PIATTO DA POMPA, DERUTA, PRIMO TERZO SECOLO XVI
in maiolica decorata in blu di cobalto e lustro dorato; diam. cm 37,5, diam. piede cm 13,9, alt. cm 7,5
A CHARGER, DERUTA, FIRST THIRD 16TH CENTURY
Bibliografia
J. Chompret, Répertoire de la majolique italienne, vol. II, Parigi 1949, p. 31 fig. 229
Bibliografia di confronto
O. von Falke, Sammlung Richard Zschille: Katalog der italienischen Majoliken, Lipsia 1899, n. 64 tav. 4;
B. Rackham, Islamic Pottery and Italian Maiolica. Illustrated Catalogue of a Private Collection, Londra 1959, n. 354B fig. 231;
J. Giacomotti, Catalogue des majoliques des musées nationaux., Parigi 1974, pp. 183-184 n. 596;
A.V.B. Norman, Wallace Collection Catalogue of Ceramics 1: Pottery, Maiolica, Faience, Stoneware, Londra 1976, pp. 84-85 n. C33
L’esemplare mostra la caratteristica forma dei piatti da pompa con cavetto profondo e largo, tesa ampia con un orlo rifinito a stecca appena rilevato, piede a cercine forato a crudo per consentirne l’esposizione. Il decoro è ottenuto con la tecnica mista con doppia cottura la prima a gran fuoco con blu a due toni, la seconda in riduzione per l’ottenimento del lustro. Il verso è insolitamente smaltato bianco con vetrina sottile; lo smalto non è ricco e mostra difetti, bolliture, puntinature e crettature visibili anche al fronte.
Il centro è interessato da una vivace raffigurazione dell’Allegoria della Fortezza. La figura è qui rappresentata con una lorica, indossata su una lunga tunica, e sul capo un elmo piumato, mentre avanza a sinistra reggendo con la mano sinistra una parte di colonna e nella destra la parte rimanente. La scena, incorniciata da due alberelli, vede sul fondo un paesaggio collinare con rare casette turrite. La tesa presenta una decorazione a girali di infiorescenza senza soluzione di continuità.
La figura è dipinta secondo lo stile pittorico della Bottega dei Mancini, “Il Frate”, e pertanto ascrivibile ad un periodo già maturo della produzione derutese. Il soggetto trova riscontro in alcuni piatti, ma è interpretato qui con modalità meno auliche pur utilizzando ancora la tecnica a lustro. Un esemplare con la Fortezza con lungo abito svolazzante appoggiata a una colonna è conservato alla Wallace Collection di Londra, mentre un altro con decoro a lustro e modalità stilistiche più affini nostro è al Louvre (inv. n. OA 1619). Altri due piatti con soggetto analogo comparivano nella collezione Adda e nella collezione Zschille. Il piatto oggetto di studio appare invece pubblicato nel 1949 dallo Chompret come formalmente nella collezione ML.
Mentre tutti gli esemplari ricordati si riferiscono ad una visione tradizionale della Fortezza, nel nostro caso la colonna infranta potrebbe far riferimento alla “forza fisica” oppure più probabilmente all’indicazione amatoria di una resistenza infranta.