Annibale e Ludovico Carracci
MORTE DI DIDONE
ALESSANDRO E TAIDE INCENDIANO PERSEPOLI
coppia di affreschi riportati su tela
Annibale Carracci
(Bologna, 1560 – Roma, 1609)
MORTE DI DIDONE
affresco riportato su tela, cm 121x124
firmato ANN. CARRACCIUS PING.
Provenienza
Bologna, Palazzo Lucchini (poi Angelelli, poi Zambeccari); Bologna, collezione privata
Bibliografia
C.C. Malvasia, Felsina Pittrice. Vite dei Pittori Bolognesi, Bologna 1678, I, p. 499; edizione a cura di G.P. Zanotti, Bologna 1841, I, p. 357, nota 2; G.C. Cavalli, in Mostra dei Carracci, Bologna 1956, p. 83; D. Posner, Annibale Carracci: a study in the reform of Italian painting around 1590, Oxford 1971, II, p. 29, n. 68; fig. 68; G. Malafarina, L’opera completa di Annibale Carracci, Milano 1976, p. 101, n. 63; G.P. Cammarota, in Le antiche stanze. Palazzo Pepoli Campogrande e la quadreria Zambeccari, Bologna 2000, p. 20; N. Clerici Bagozzi, Bologna, piazza Calderini, palazzo Zambeccari (già Lucchini, poi Angelelli): le decorazioni tra il XVI e il XVII secolo, in “Strenna Storica Bolognese” LXI, 2011, pp. 112-13, fig. 3.
Da sempre noto agli studi carracceschi anche se raramente ammirato dal vero, l’affresco è citato per la prima volta dal Malvasia che ricorda “in casa Luchini, ora Angelelli, in un camino, la bella Didone di Annibale” oltre all’affresco di Ludovico qui di seguito presentato. L’edizione a cura di Zanotti lo dice firmato e datato 1592, dettaglio riportato da Gian Carlo Cavalli in occasione della mostra del 1956 ma non riscontrato da Posner; quest’ultimo descrive altresì una cornice en grisaille dipinta intorno alla scena figurata successivamente al distacco, ora rimossa in occasione di un recente restauro.
Verosimilmente staccato intorno al 1870-1873 quando il palazzo fu rinnovato, o dopo il 1907 quando fu acquistato da Filippo Comi, e spostato in una sala diversa da quella che lo ospitava in origine, il dipinto illustra il noto passo dell’Eneide (IV, 662-705) cui alludono anche i versi trascritti alla base dell’ara marmorea su cui è costruita la pira funebre.
Sebbene la data del 1592 non sia attualmente riscontrabile, Posner ritiene di poterla confermare per motivi stilistici grazie al confronto con analoghe composizioni a due figure di carattere monumentale, quali il soffitto con Venere e Cupido (Modena, Estense) già nel palazzo dei Diamanti a Ferrara, del 1592 circa, e con un’incisione siglata AC e datata 1592 raffigurante Venere e un satiro.
Il dipinto fu inciso nel XVIII secolo da Giovanni Maria Viani e da Carlo Antonio Pisarri come opera di Annibale Carracci in palazzo Zambeccari a Bologna.
Per la medesima committenza, nel 1593 Annibale dipinse anche la pala con la Resurrezione destinata alla cappella privata nel palazzo, e ora al Louvre.
Ludovico Carracci
(Bologna, 1555 – 1619)
ALESSANDRO E TAIDE INCENDIANO PERSEPOLI
affresco riportato su tela, cm 126x134,5
firma (probabilmente originale) “LUD CARRACIUS” sulla base del pilastro a destra, ripetuta sul bordo sottostante
Provenienza
Bologna, palazzo Lucchini (poi Angelelli, poi Zambeccari); Bologna, collezione privata
Esposizioni
Ludovico Carracci. Bologna, Pinacoteca Nazionale, 1993, n. 38
Bibliografia
C.C. Malvasia, Felsina Pittrice. Vite de’ Pittori bolognesi, Bologna 1678, I, p. 495; edizione a cura di G.P. Zanotti, Bologna 1841, I, pp. 353, 357, nota 2; A. Foratti, I Carracci nella teoria e nella pratica, Città di Castello 1913, p. 77; H. Bodmer, Lodovico Carracci, Burg b. M., 1939, p. 122; G.C. Cavalli, in Mostra dei Carracci, Bologna 1956, p. 83; D. Mahon, in Mostra dei Carracci. I Disegni, Bologna 1956, p. 24, n. 6; D. Posner, Annibale Carracci: a study in the reform of Italian painting around 1590, Oxford 1971, II, p. 29; G. Feigenbaum, in Ludovico Carracci. Catalogo della mostra, a cura di Andrea Emiliani, Bologna 1993, pp. 83-84, n. 38; G.P. Cammarota, in Le antiche stanze. Palazzo Pepoli Campogrande e la quadreria Zambeccari, Bologna 2000, p. 20; A. Brogi, Ludovico Carracci, Bologna 2001, I, pp. 161-62, n. 50; II, fig. 133; N. Clerici Bagozzi, Bologna, piazza Calderini, palazzo Zambeccari (già Lucchini, poi Angelelli): le decorazioni tra il XVI e il XVII secolo, in “Strenna Storica Bolognese” LXI, 2011, pp. 112-13, fig. 3.
Verosimilmente eseguito nel 1592 nelle medesime circostanze del camino di Annibale, il dipinto di Ludovico ne ha condiviso le vicende e la storia critica.
Ad esso si riferiscono due disegni preparatori, uno dei quali esposto a Bologna nel 1956. Si tratta di un foglio alla National Gallery di Washington (B 28 209) variato nella composizione, e di un altro all’Albertina di Vienna (inv. 2088) che corrisponde invece alla scena dipinta (cfr. A. Brogi, 2001, cit., fig. 364).
Estremamente raro in pittura, il soggetto dell’affresco fu correttamente interpretato da Carlo Maria Pissarri che lo riprodusse all’incisione (Raccolta de’ Cammini di Bologna… dipinti da Lodovico, d’Annibale e d’Agostino Carracci), come già Giovanni Maria Viani.
Opere dichiarate di interesse particolarmente importante dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio centrale per i Beni Archeologici, Architettonici, Artistici e Storici, con decreto del 9/9/1996.
The Italian Soprintendenza considers this lot to be a work of national importance and requires it to remain in Italy; it cannot therefore be exported from Italy.