Pietro Baseghini, Mirandola, 1629
PIANO IN SCAGLIOLA
piano di ardesia con decorazioni in scagliola policroma. Un ampio ottagono centrale inquadra un gruppo di sei cavalli bianchi imbizzarriti, dai quali si diparte una ricca decorazione scandita da sottili profili geometrici di colore bianco che incorniciano soggetti di tipo vegetale, con varietà di piante e fiori, e di tipo animale, con diverse specie di uccelli, cani, cervi e selvaggina. Nella fascia più esterna, ai quattro angoli, sono raffigurati stemmi araldici ecclesiastici, mentre nell’ottagono, posto centralmente sia nei lati corti che nei lati lunghi, affiancate da trofei di armi, scudi ed elmi, sono presenti quattro vedute di antiche città, che recano l’iscrizione: “PETRUS BESEGHINUS MIRANDULANUS FECIT 1629”; cm 79x125
Bibliografia di confronto
G. Manni, I maestri della scagliola in Emilia Romagna e Marche, Modena 1997;
A. M. Massinelli, Scagliola. L’arte della pietra di luna, Roma, 1997
Opera dichiarata di interesse culturale dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, con decreto del 26/07/1999.
The Italian Soprintendenza considers this lot to be a work of national importance and requires it to remain in Italy; it cannot therefore be exported from Italy.
Datata 1629 e firmata dall’artista, l’opera riveste una straordinaria importanza perché si tratterebbe del più antico esemplare documentato di scagliola italiana, ovvero della tecnica di commesso su impasto di gesso che da Monaco di Baviera – e nello specifico da uno dei più grandi maestri di quest’arte, Blasius Pfeiffer, attivo dal 1587 al 1622 – venne importato a Carpi, in provincia di Modena, dallo scagliolista Guido Fassi (1584-1649) sviluppandosi poi in Toscana e Lombardia.
A rendere ancora più unico e innovativo il manufatto, oltre alla preziosa qualità del commesso, all’impianto compositivo della decorazione - che costituirà un modello per tutto il Seicento - e al precoce impiego del colore, è il soggetto iconografico di natura laica, che quindi si allontana da quello tipico della produzione delle botteghe carpigiane, nonostante la committenza ecclesiastica.
L’opera toglierebbe il primato al primo esemplare di scagliola tradizionalmente riconosciuto, un frammento centrale di un paliotto in scagliola policroma raffigurante la Sacra Famiglia datato 1646, destinato all’Oratorio di Sant’Anna, ad opera di Carlo Francesco Gibertoni, intarsiatore che assolse diverse committenze chiesastiche e il primo in area carpigiana a praticare il commesso con figure.