Artista della seconda metà del sec. XVI
GIOVE E IO
olio su tavola, cm 89x71
siglata "GP" in basso a destra
Artist of the second half of 16th century
JUPITER AND IO
oil on panel, cm 89x71
signed "GP" lower right
Nel 1527, dalla precedente serie di incisioni dei Modi di Marcantonio Raimondi su disegno di Giulio Romano, nasce l’idea da parte di Rosso Fiorentino, Perin del Vaga e Gian Giacomo Caraglio di realizzare gli Amori degli Dei: fondamentale differenza che ha permesso l’eccezionale diffusione di tali stampe rispetto ai Modi (sottoposti a censura con il divieto di riproduzione da parte di papa Clemente VII) fu la scelta di utilizzare come protagonisti non più coppie umane di amanti, ma di sfruttare le relazioni amorose degli dei. A differenza dell’incisione di Caraglio in cui Giove e Io sono ritratti durante il loro rapporto che si sta compiendo tra il groviglio di nubi creato dal padre degli dei per nascondersi da Giunone, nella tavola presentata è raffigurato il momento dell’”assalto” alla fanciulla lasciando il suo corpo nudo protagonista della composizione. L’opera è da collocarsi proprio nel clima di eleganza sensuale che caratterizza il manierismo internazionale delle corti italiane ed europee del Cinquecento, quello che le invenzioni di Rosso Fiorentino e Perin del Vaga contribuirono a diffondere. La sua datazione è da fissare però nella seconda metà del Cinquecento in quanto oltre al gusto per la composizione tosco romana, all’esperienza delle raffinatezze emiliane e a suggestioni del venetismo, l’opera risente anche delle sofisticazioni degli artisti nordici poi indicati come rudolfini in quanto al lavoro a Praga per Rodolfo II ma precedentemente presenti in Italia, tra Roma, Firenze, Parma e Venezia.