ATTILIO SALEMME
(New York 1911-1955)
Welcome and Goodbye
1949
olio su tela
cm 60x94
firmato e datato in basso a destra
al retro cartiglio
Provenienza
Lucio Salemme, New York
Collezione Picone, Roma
Collezione privata
Il XX secolo è stato caratterizzato da una vivacissima e intensa attività artistica, che ha visto l’Europa come centro delle arti prima e l’America con epicentro New York City, poi. Tanti gli artisti americani che hanno influenzato la cultura italiana, europea e mondiale nel corso del ‘900; altrettanti gli artisti americani, di origini italiane, che specialmente nella prima metà del secolo scorso, hanno svolto un ruolo importante nella formazione del patrimonio artistico degli Stati Uniti d’America. Molti di questi artisti vengono ricordati come i “fratelli lontani” e a loro stessi va riconosciuta l’abilità di attingere da un’eredità italiana e saperla conciliare con un modo molto americano di vedere la realtà e le opportunità che l’America offriva loro.
Tra questi troviamo il nome di Attilio Salemme, nato nel 1911 a Boston, Massachusetts, origini italiane da parte di padre, dopo l’arruolamento nei Marines nel 1927, arriva a New York nel 1930, durante il primo anno della Grande Depressione. Salemme cerca alcuni impieghi per portare avanti la famiglia, ormai composta solo da madre e sorella, ed è proprio grazie alla scena newyorkese, nel milieu del Greenwich Village di quegli anni, che inizia a dipingere e a prendere in considerazione la carriera artistica.
Nel 1942 trova un lavoretto presso il Guggenheim Museum of Non-Objective Art, il precursore dell’odierno Solomon R. Guggenheim Museum di New York ed è in questa occasione che incontra Lucia Salemme, futura moglie, anche lei artista, ed inizia a far parte della scena artistica newyorkese di quegli anni, caratterizzati da un sentimento ambivalente, a metà tra malinconia e progresso. Da quel momento in poi, per la sua breve vita, Salemme non lascerà più la pittura.
Difatti, l’artista morirà nel 1955, giovanissimo, a causa di un infarto e verrà così in parte dimenticato dalla cultura americana e italiana. La sua produzione artistica, per quanto breve, ha prodotto opere di grande intensità e che ben rappresentano il clima di quegli anni: le due guerre mondiali, la loro fine e l’inizio della guerra fredda. Sulla scena artistica troviamo artisti come Ernst o Breton che fuggono dall’Europa e trovano terreno fertile negli USA, ma allo stesso tempo assistiamo all’avvento di nuove tecniche e tecnologie, il jazz (uno dei dipinti dello stesso Salemme viene utilizzato anche come copertina del famosissimo Carnegie Hall Jazz Concert di Benny Goodman del 1938, primo concerto jazz eseguito nella notevole sala da concerto newyorkese), la danza e lo spettacolo.
Le immagini dipinte da Salemme hanno colori brillanti, ma non trasmettono vivacità, i suoi spazi si collocano a metà tra realtà e fantasia, quasi come se fossimo all’interno di un universo metafisico. Le sue figure allungate, solitarie sono armoniose personificazioni geometriche, che rimandano al Dada di Ernst ma allo stesso tempo anche alle resilienti sculture di Alberto Giacometti e alla pittura di molti artisti odierni.
Welcome and Goodbye, olio su tela realizzato nel 1949, cm 60x94, in passato parte della collezione della stessa moglie, Lucia Salemme. Welcome and Goodbye, titolo dell’opera che impersonifica ancora una volta lo stato d’animo di un secolo, caratterizzato da “buongiorni e addii”, all’indomani di un nuovo mondo, di una nuova società che si andava sviluppando nel dopoguerra. Le opere di Salemme fanno oggi parte di alcune delle più importanti collezioni private e dei più importanti musei americani come il Brooklyn Museum, Metropolitan Museum of Art, Museum of Modern Art and Whitney Museum of American Art a New York City.