ARTE A VENEZIA TRA XVI E XIX SECOLO

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Michele Marieschi

€ 70.000 / 100.000
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Michele Marieschi

(Venezia 1710 – 1744)

VEDUTA DI PALAZZO DUCALE DAL BACINO DI SAN MARCO

olio su tela, cm 55x83

 

PALAZZO DUCALE FROM THE BACINO DI S. MARCO

oil on canvas, cm 55x83

 

Provenienza

Londra, Christie’s, 15 aprile 1992, lot 56; Venezia, Semenzato, 8 novembre 1992, n. 79; collezione privata.

 

Bibliografia

F. Montecuccoli degli Erri – F. Pedrocco, Michele Marieschi. La vita, l’ambiente, l’opera, Milano 1999, p. 304, n. 82; D. Succi, Michele Marieschi. Opera completa, Pordenone 2017, p. 212, n. 38; ill. a p. 208

 

Comparsa nel 1992 sul mercato d’arte internazionale e subito dopo a Venezia, questa splendida veduta riemerge dopo trent’anni da una collezione romana, dove appunto era stata segnalata da Pedrocco e Montecuccoli degli Erri nel catalogo generale di Michele Marieschi, dato alle stampe nel 1999.

Presa dal bacino di San Marco e con la accentuata dilatazione prospettica caratteristica del pittore, la veduta include, procedendo da destra, le Carceri, il Palazzo Ducale da cui emerge il campanile di San Marco, le ultime campate della Marciana al di là delle colonne gemelle, e si spinge fino a comprendere gli edifici dei Granai e il Fontegheto della Farina. Più oltre, l’imbocco del Canal Grande con la chiesa della Salute e la punta della Dogana; appena visibile, all’estremità dell’inquadratura, l’isola della Giudecca.

Numerose imbarcazioni solcano le acque del bacino o si accostano al Molo, animato dalle macchiette a colori vivaci e contrastanti sempre presenti nelle tele del pittore veneziano.

Una delle più richieste fra le vedute di Michele Marieschi, questo soggetto fu da lui ripetuto in numerosi esemplari autografi (cfr. Succi, 2017, nn. 39-52) di cui il nostro dipinto, caratterizzato da un forte contrasto chiaroscurale e da forzature prospettiche che rimandano alla sua attività giovanile, potrebbe essere l’esemplare più antico, verso il 1736.

È appunto in quell’anno che Marieschi compare per la prima volta nella Fraglia dei pittori veneziani e inizia a lavorare per il Maresciallo Mathias von Schulenburgh, ricevendo 50 zecchini per una Veduta della corte di Palazzo Ducale verso la Basilica, mentre nel 1737 riceve dallo stesso committente un compenso ancor più alto per la Veduta del Ponte di Rialto con l’ingresso del patriarca Correr, soggetto poi replicato per altri collezionisti.

Inizia così la carriera, brillante sebbene circoscritta a soli sette anni, di Marieschi vedutista; fino al 1733 il giovane pittore si era infatti dedicato all’invenzione di apparati effimeri e di scenografie teatrali, secondo un percorso comune ad altri maestri della veduta – da Canaletto a Joli – se pure con modalità diverse.

Come dimostrano le circa venti tele di prospettive architettoniche, capricci di scale e di cortili, riferite alla sua attività giovanile entro il 1733, Marieschi esordisce con una rigorosa impostazione prospettica e con un gusto per l’effetto scenografico che segnerà anche le sue vedute veneziane, dove i volumi dei palazzi e l’imbocco dei canali si susseguono come quinte di teatro in una costruzione analitica ben diversa dalla visione d’insieme di Canaletto. Rimanda al teatro anche la sua scelta di prospettive estreme e sforzate, che riscontriamo anche nella nostra veduta – appunto giovanile – ma sarà corretta nelle sue repliche più tarde e nell’incisione che la riproduce.

A confermare la popolarità di questo soggetto, è appunto l’incisione all’acquaforte databile al 1739-40, firmata per esteso (Mich.l Marieschi del.t et inci.t) e intitolata Forum minus D. Marci ab aestuarijs conspectum, cum carceribus, et Curia ad dexteram; et a regione Telonium, ac Templun D. Mariae Salutis cernuntur; ubi canalis Magnus initium habet.

Pubblicata nella raccolta di ventuno tavole edite nel 1741 col titolo Magnificentiores selectioresque Urbis Venetiarum Prospectus, la veduta fu poi ripresa anche dall’allievo più fedele, Francesco Albotto, che alla morte del Marieschi ne sposò la vedova ereditandone la bottega (M. Manzelli, Michele Marieschi e il suo alter-ego Francesco Albotto, Venezia 2002).