Bottega di Bicci di Lorenzo, inizio sec. XV
SAN LUDOVICO DI TOLOSA
tempera su tavola, cm 56x26,5
Workshop of Bicci di Lorenzo, early 15th century
SAINT LUDWIG OF TOLOSA
tempera on panel, cm 56x26,5
Bibliografia di riferimento
C. Frosinini, Il passaggio di gestione in una bottega pittorica fiorentina del primo Rinascimento: Lorenzo di Bicci e Bicci di Lorenzo, in “Antichità viva”, 25, 1986, 1, pp. 5-15.
La bottega familiare fondata a Firenze da Lorenzo di Bicci (documentato tra il 1370 e il 1410) negli ultimi decenni del XIV secolo ha avuto continuità lungo il corso del Quattrocento in quanto prima Bicci di Lorenzo (1373 – 1452) e successivamente il figlio di questi, Neri di Bicci (1419 – 1492), seppero raccogliere l’eredità paterna rendendo l’atelier uno dei più ricercati dai committenti pubblici e privati tanto che la maniera “biccesca” ha segnato lo stile della produzione pittorica fiorentina di gusto attardato per diversi decenni.
Il San Ludovico di Tolosa presentato, per la fisionomia più elegante rispetto a quella orcagnesca a cui rimase fedele Lorenzo di Bicci, e in generale per il linearismo più spinto che segna la figura, va inserito nell’ambito della produzione di tale officina dell’inizio del XV secolo quando si assiste a una sovrapposizione e quindi un passaggio di consegna tra padre e figlio. La sensibilità tardogotica del nostro santo è infatti affine alle opere in cui è stato individuato il contributo di Bicci di Lorenzo. Si avverte scopertamente lo stesso disegno che soggiace al nostro santo nella sinopia relativa al tabernacolo delle Madonnone (nella zona sud di Firenze), commissione realizzata in collaborazione tra i due ma dove è stata rilevata nei santi ai lati della Madonna col Bambino l’intervento del figlio che preannuncia il suo impegno nel trittico di Porciano del 1414 (Annunciazione con i Santi Michele, Jacopo, Margherita, Giovanni Evangelista, Stia (Arezzo), chiesa di Santa Maria Assunta; cfr. Frosinini 1986).
Di dimensioni ridotte rispetto agli esempi citati, la nostra tavola potrebbe essere stata parte di un’anconetta devozionale o un tabernacolo a sportelli molto diffuse nelle case fiorentine tra il Trecento e il Quattrocento.