Baldassarre Franceschini, detto il Volterrano
(Volterra, 1611 - Firenze, 1690)
CRISTO MOSTRA LA PIAGA NEL COSTATO
olio su tela, cm 104x61, entro cornice originale
CHRIST SHOWING THE WOUND
oil on canvas, cm 104x61, original frame
Il dipinto è corredato da studio critico di Riccardo Spinelli di cui si pubblica un estratto.
L’opera va assegnata senza esitazioni a Baldassarre Franceschini, il Volterrano, il pittore che fu tra i protagonisti della stagione barocca fiorentina, l’unico che seppe assimilare convincentemente i moderni precetti capitolini coniugandoli con la grande tradizione locale che aveva nella pratica del disegno un caposaldo e un elemento identitario.
La tela si qualifica per la bella qualità della stesura pittorica, morbida e sfumata, tipica delle opere dell’artista degli anni Cinquanta del secolo, attestandosi, dunque, come capofila d’una serie di soggetti analoghi che Volterrano tratterà nuovamente, soprattutto nella fase finale di attività.
Numerosi sono infatti i dipinti con ’Cristo piagato’ ad oggi noti – ricordati anche dal biografo Baldinucci (cfr. F. Baldinucci, Notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua, 6 voll., Firenze, 1681 – 1728, ed. a cura di F. Ranalli, 5 voll., Firenze 1845-1847, V, 1847, p. 196) e derivati dal prototipo del Vir Dolorum modellato in terracotta da Dello Delli già in Santa Maria Nuova a Firenze, ora presso il Victoria and Albert Museum di Londra (A. Grassi, in M. C. Fabbri, A. Grassi, R. Spinelli, Volterrano, Baldassarre Franceschini (1611 – 1690), Firenze, 2013, p. 328, n. 122)-, studiati dal Volterrano anche in alcuni disegni preparatori (Ivi, p. 330), tra i quali spiccano per livello esecutivo quello in una collezione privata fiorentina, identico al nostro nelle mani che, assieme, aprono la ferita (Ivi, p. 328, n. 122), e l’altro dei depositi delle Gallerie fiorentine, già in collezione del Gran Principe Ferdinando de’ Medici, entrambi databili all’ultimo decennio di lavoro del pittore (Ivi, p. 331, n. 124), caratterizzati da una pennellata fosca e fortemente contrastata di ombre e chiaroscuri.
L’opera in esame invece, per quanto drammatica nella presentazione del soggetto, è più chiara nel tono generale dell’esecuzione, più solare e impastata di luce, spigliata nella fattura della barba rossiccia e degli splendidi occhi arrossati e venati di lacrime che dall’occhio destro di Cristo scendono, assieme al sangue che cola dalla fronte, sulla guancia. Di grande intensità anche la bocca dischiusa che mostra la chiostra superiore dei denti, le mani – con i segni della crocifissione ben evidenti – costruite con sapienza e perfezione anatomica che, delicatamente, aprono la ferita, la capigliatura a ciocche fluenti e ondulate, impigliate nella corona di spine: un brano, questo, di grande perizia esecutiva. Non meno solenne il manto rosso che lascia libero il braccio destro del Signore, evidenziando anche l’altro braccio, almeno fino al gomito, conferendo così monumentalità alla figura la quale, in leggero scorcio, campeggia nella tela.