IMPORTANTI MAIOLICHE RINASCIMENTALI

Firenze, 
mer 26 Ottobre 2022
Asta Live 1176
52

ALBARELLO, FAENZA, BOTTEGA ENEA UTILI, FINE SECOLO XVI

€ 1.500 / 2.500
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ALBARELLO, FAENZA, BOTTEGA ENEA UTILI, FINE SECOLO XVI

in maiolica dipinta in policromia con arancio, giallo, verde, blu, bruno di manganese nella tonalità nera, marrone e bianco di stagno. Sotto il piede delineato in blu di cobalto la sigla AEV sormontato da Ω; alt. cm 29, diam. bocca cm 12,2, diam. 11,8

 

A PHARMACY JAR (ALBARELLO), FAENZA, WORKSHOP ENEA UTILI, LATE 16TH CENTURY

 

Bibliografia di confronto.

C. Ravanelli Guidotti, Faenza-faïence “Bianchi” di Faenza, Ferrara 1996, p. 234, pp. 238-262;

C. Ravanelli Guidotti, Thesaurus di opere della tradizione di Faenza, Faenza 1998, p. 386 fig.97i (per la sigla di bottega), fig. 97g (per il decoro e la forma);

D. Thornton, T. Wilson, Italian Renaissance Ceramics, A Catalogue of the British Museum’s Collection, Londra 2009, p. 160 n. 103

 

L’albarello ha bocca larga appena estroflessa, collo breve e rastremato così come il piede; il corpo ha forma leggermente troncoconica, con spalla e calice dal profilo angolato. L’ornato mostra al centro un medaglione ovale con una cornice a doppia C affrontate decorata da un bugnato ad archetti, al cui interno è raffigurato in un paesaggio montuoso San Lorenzo con in mano il vangelo e i simboli del martirio, affiancato dalle lettere capitali S e L. Il retro dell’albarello è interessato da una ricca decorazione a girali fogliate colorate in giallo e giallo-arancio, centrate da fioretti quadripetali redatti in blu a risparmio sul fondo dipinto in blu cobalto.

Questo ornato, privo di cartiglio con l’indicazione farmaceutica, è tipico del decoro “a quartieri” di produzione faentina e delle sue successive figliazioni in Sicilia verso il 1600.

Sotto il piede la sigla AEV sormontata da Ω maiuscola, firma della bottega Utili da leggere come Aenea Utili Faventinus, conferma la paternità faentina in una bottega che ha spesso siglato le sue opere. Tale ornato tra gli anni quaranta e settanta del secolo XVI fu realizzato anche in altre botteghe, impiegato a Faenza in sede apotecaria in tutte le forme possibili: brocche, bottiglie e vasi globulari, come ricorda Carmen Ravanelli Guidotti nel Tesaurus. Numerosi i confronti presenti nelle principali raccolte museali, come ad esempio una coppia di vasi apotecari del British Museum di Londra.