ORCIOLO, MONTELUPO, METÀ SECOLO XVII
in maiolica decorata in policromia con azzurro, blu, verde, giallo, giallo-arancio e bruno di manganese; alt. cm 41, diam. bocca cm 12,4, diam. piede cm 14,5
A SPOUTED PHARMACY JAR, MONTELUPO, HALF 17TH CENTURY
Provenienza
Berlino, Vendita Collezione Murray, 6 novembre 1929, lotto 22;
Firenze, Vendita Collezione Guy G. Hannaford, 17 ottobre 1969, lotto 80
Bibliografia
P. Cassirer, H. Helbing, Sammlung Murray. Florenz, Berlin 1929, p. 13 n. 22, tav. XXII;
J. Chompret, Répertoire de la majolique italienne, Vol. II, Parigi 1949, p. 88 fig. 696;
F. Berti, La farmacia storica fiorentina, i “fornimenti” in maiolica di Montelupo (secc. XV-XVIII), Firenze 2010, p.124;
C. Ravanelli Guidotti, Maioliche “figurate” di Montelupo, Firenze 2012, p. 41
Il vaso presenta corpo ovoidale, imboccatura stretta ed estroflessa, base larga con piede piano appena sporgente; dai fianchi si dipartono due anse plastiche a forma di drago, dipinte in policromia, mentre sul fronte in alto è applicato il beccuccio per la fuoriuscita dei liquidi. Il fronte è interamente decorato da un’esuberante ghirlanda di foglie con pigne e frutta, legata da nastri sui fianchi e centrata da due corolle floreali. Essa racchiude uno stemma a volute che mostra al suo interno l’emblema francescano (il braccio di San Francesco su quello di Cristo, sovrapposti alla croce posta su di un monte a sei cime), sormontato dalla testa di un cherubino. Tutta la superficie restante è dipinta con il classico motivo alla “palmetta persiana”, qui eseguita nella versione definita da Fausto Berti “estenuata”.
Noto alla critica fin dal 1929 per essere appartenuto alla Collezione Murray, questo orciolo è stato in più occasioni pubblicato, a partire dall’importante repertorio della maiolica pubblicato dalla Chompret nel 1949. Fausto Berti lo riferisce genericamente a una “farmacia francescana”, senza poter stabilire però a quale spezieria appartenesse, in quanto non sono poche le maioliche montelupine che portano sul lato a vista il noto emblema francescano, e le differenze morfologiche che spesso le distinguono portano a credere che non si trattasse di un unico fornimento.
Carmen Ravanelli Guidotti ricorda invece questo esemplare per la qualità pittorica nell’esecuzione delle mani e delle braccia nello stemma, che porta a pensare alla sensibilità di un pittore “istoriatore”, forse lo stesso che ad esempio lavora ai fornimenti della farmacia dell’Annunziata o dell’Apparizione.