PIATTO, MONTELUPO, FINE SECOLO XVI
in maiolica decorata in policromia con arancio, blu, verde, giallo e bruno di manganese; diam. cm 34,4, diam. piede cm 15,2, alt. cm 5,5
A DISH, MONTELUPO, LATE 16TH CENTURY
Bibliografia
C. Ravanelli Guidotti, Maioliche figurate di Montelupo, Firenze 2012, pp. 183-184 n. 22
Il grande piatto ha forma svasata e basso piede a disco, dipinto a piena superficie sul fronte, e integramente smaltato anche sul retro, decorato da tre sottili cerchi concentrici sulla zona mediana. Sul recto campeggia la figura allegorica della Fortuna, accompagnata dalla legenda, tracciata in caratteri capitali nella zona centrale del piatto: FORT[UN]A INGRATA.ALOMO.ARDITO. La figura femminile, colta di profilo e rivolta verso la sua sinistra, è dipinta a gambe divaricate con un piede poggiato sulla testa di un delfino dalla coda spiraliforme, e impugna con la mano sinistra l’asta di una vela rigonfia, la cui estremità è trattenuta nella mano destra.
L’immagine ha un chiaro valore allegorico, confermato dalla legenda, e allude volubilità del destino, con particolare riferimento a chi nella vita osa. La raffigurazione, che quasi sicuramente prende spunto da una delle numerose riproduzioni a stampa di ugual soggetto circolanti nel Cinquecento, è qui interpretata con un marcato estro creativo sia nelle caratteristiche somatiche della figura, ben marcate e quasi “popolari”, sia nell’utilizzo del colore, utile a scandire in maniera netta i vari piani della scena.
Secondo Carmen Ravanelli Guidotti “la dilatazione della figura, il segno dal contorno incisivo e taluni dettagli anatomici, consentono di accostare al fine della cronologia questa Fortuna alle grottesche dei grandi orci a destinazione apotecaria per Acqua della Villa, che Fausto Berti data al 1580-1590”, e quindi in quel passaggio tra figurato canonico e figurato tardo dei primi “Arlecchini”, che tanta fortuna avrà nella produzione successiva di Montelupo.