PIATTO, URBINO, BOTTEGA DI GUIDO DURANTINO (FONTANA), 1559-1574
in maiolica dipinta in policromia con bruno di manganese, verde ramina, blu di cobalto, giallo e giallo arancio. Sul retro in caratteri corsivi dipinti in blu di cobalto l'iscrizione Giove Converso in Cavallo; diam. cm 26,6, diam. piede cm 9, alt. cm 4,5
A DISH, URBINO, WORKSHOP OF GUIDO DURANTINO (FONTANA),1559-1574
Bibliografia di confronto
G. Conti, Catalogo delle maioliche del Museo Nazionale di Firenze Palazzo Bargello, Firenze 1971, n. 32;
C. Ravanelli Guidotti, Donazione Paolo Mereghi. Ceramiche europee ed orientali, Faenza 1987, pp.197-198 n. 78
Il piatto presenta profondo cavetto e larga tesa appena obliqua, e poggia su basso piede privo di anello. La decorazione istoriata interessa il fronte senza soluzione di continuità e narra vari momenti temporali, non di semplice interpretazione, probabilmente mediati dal pittore. In alto Zeus su una nuvola osserva la scena ambientata tra una roccia e un albero nel consueto paesaggio lacustre, a sinistra una fanciulla che si volta verso il centro del piatto dove spicca la figura di un cavallo bianco, mentre a destra di nuovo Zeus accompagnato dall’aquila e con una saetta in mano si allontana voltandosi a sua volta verso il centro del piatto; in basso ancora un fanciullo seduto con una verga in mano, mentre in alto, in piedi su una collinetta, Eros scaglia un dardo verso la donna. Il mito non è di facile lettura e rappresenta uno degli amori di Zeus con una sua metamorfosi in cavallo, come recita la scritta sul retro del piatto: Giove Converso in Cavallo.
Il pittore è abile e rispetta le proporzioni delle figure, che delinea con sicurezza particolarmente spiccata nella figura del cavallo, e i modi sono quelli della Bottega Fontana nel periodo di massima produzione, probabilmente già sotto la direzione di Orazio Fontana.
Un interessante confronto si può fare con il piatto raffigurante Saturno in Cavallo datato 1543 conservato al Museo del Bargello di Firenze, che mostra un'impostazione scenografica simile, ma il confronto stilistico più prossimo è con un piatto oggi al Museo Internazionale della Ceramica di Faenza con il mito di Leda e il Cigno (inv. 6267): simile è l'impostazione narrativa, con Giove prima in cielo e poi protagonista della narrazione, ma con uno stile pittorico differente, caratterizzato da figure di dimensioni maggiori redatte con grande sicurezza e comunque anch’esse tratte da più fonti incisorie.