TAGLIERE, URBINO, BOTTEGA DI GUIDO DURANTINO, 1559-1574
in maiolica dipinta in policromia con bruno di manganese, verde ramina, blu di cobalto, giallo e giallo arancio; diam. cm 22,6, diam. piede cm 8, alt. cm 3
A PLATE (TAGLIERE), URBINO, WORKSHOP OF GUIDO DURANTINO, 1559-1574
Bibliografia di confronto
Le Trasformationi di M. Lodovico Dolce di novo ristampate e da lui ricorrette et in diversi luoghi ampliate con la tavola delle favole, In Venetia, appresso Gabriel Giolito dè Ferrari, 1553, p. 211
Il piatto ha cavetto largo e poco profondo, larga tesa orizzontale, e poggia su un piede ad anello appena accennato. La decorazione interessa l’intera superficie, e vede un episodio mitologico collocato in un paesaggio ampio con lo sfondo interessato da un lago e monti dalle cime arrotondate, alcune città su isole erbose e in particolare una ben visibile con torri dal tetto appuntito e ponticelli ad archi. In primo piano è dipinta la vicenda di Ciparisso (Ovidio, Metamorfosi, X), un giovane cacciatore dell’isola di Ceo, amato da Apollo, che si era affezionato a un cervo sacro alle ninfe della campagna di Cartea. Un giorno durante una battuta di caccia colpì il cervo, credendolo selvatico, e lo uccise; Ciparisso, inconsolabile, chiese agli dei di poter essere a lutto in eterno, e ascoltato fu trasformato in un albero millenario, chiamato appunto cipresso, che Apollo decretò fosse da allora in poi di conforto ai defunti.
La narrazione della vicenda in più momenti cronologici, più chiara nell’incisione da cui trae spunto, è qui mutata dal pittore, che la riporta su ceramica, variando le fattezze dei personaggi: a sinistra la scena della morte del cervo con Apollo che cerca di consolare Ciparisso, e a destra il momento della metamorfosi. Nell’incisione da cui è probabilmente tratta la scena il giovane ormai trasformato in albero parla con un compagno cacciatore, mentre il cervo ucciso si scorge al centro del piatto. La composizione, realizzata con grande precisione dal pittore, trae spunto da un’incisione del Dolce nelle sue Trasformationi (XIX, p. 211) oppure dalla prima incisione anonima che compare nell’edizione in volgare delle Metamorfosi di Ovidio stampata a Venezia nel 1497. Il soggetto ebbe successo in maiolica, e lo troviamo ad esempio in un piatto oggi conservato al museo di Pesaro (inv. 4380), con esiti stilistici differenti, ma comunque eseguito secondo i canoni e gli stilemi tipici della bottega dei Fontana attorno alla metà del Cinquecento.