Grande rilievo con ritratti
Marmo bianco a cristalli brillanti
H. 45 cm, largh. 170 cm, prof. 18 cm
Età tardo-repubblicana, ultimi decenni del I secolo a.C.
Composto di due elementi contigui e spezzato superiormente, anche se in misura parziale conserva i busti-ritratto di tre personaggi, due uomini e una donna, i membri di una stessa famiglia plausibilmente appartenente al ceto medio (si può ipotizzare che fossero liberti). I tre busti-ritratto sono scolpiti ad altorilievo entro una nicchia rettangolare che originariamente doveva essere apposta sulla fronte del monumento funerario, verosimilmente sopra l’ingresso. È plausibile inoltre che un’iscrizione con i nomi dei defunti fosse incisa sulla cornice inferiore del tutto mancante.
Le due figure maschili indossano la toga, l’abito tradizionale del cittadino romano; sul volto hanno zigomi marcati e guance incavate con profondi solchi naso-labiali, secondo l’iconografia propria dell’età repubblicana improntata al verismo.
La figura femminile, effigiata nella posa tradizionale della matrona romana, simbolo di castità e di modestia, volge la testa di tre quarti in direzione della figura maschile che le sta accanto. I capelli, verosimilmente raccolti alla nuca, sono spartiti da scriminatura centrale sulla fronte e scendono ai lati in ciocche morbide e voluminose; il contorno rotondeggiante del volto e la presenza del doppio mento ne tradiscono l’età matura, ma l’attenzione è attirata tutto dallo sguardo, forse nell’originario posizionamento del rilievo anche rivolto verso il visitatore della tomba.
La tomba è agli occhi degli antichi Romani punto di contatto essenziale e allo stesso tempo confine ultimo tra il mondo dei vivi e l’aldilà. Se da una parte il monumento funerario, nuova dimora del defunto (perciò spesso anche assimilato dal punto di vista architettonico alla casa), ne trattiene la memoria in questo mondo, dall’altra rende evidente il suo definitivo allontanamento dallo stesso. Tale separazione, necessaria in ugual misura ai vivi e ai morti, si realizza visibilmente nella collocazione spaziale delle tombe al di fuori del tracciato delle mura urbane; e tuttavia la prossimità ai principali assi viari extraurbani era particolarmente ambita dalle tombe romane e non è raro il ricorso a espedienti (in primo luogo le iscrizioni) per attirare l’attenzione dei passanti e suscitare in loro il ricordo, speranza di sopravvivenza per il defunto oltre la morte.
Bibliografia: A. Lo Monaco, L’ordo libertinus, la tomba, l’immagine: una nota sulla nascita del busto ritratto, in Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma, 99, 1998, pp. 85-100.
Opera dichiarata di interesse archeologico particolarmente importante con Decreto n. 150 del 12/07/2022 acquisito agli atti della Soprintendenza Speciale di Roma con prot. 31573 del 18/07/2022