GRANDE PIATTO, MONTELUPO, FINE SECOLO XVI
in maiolica decorata in policromia con arancio, blu di cobalto, verde, giallo e bruno di manganese. Sul retro etichetta Collezione Conte Ugolino della Gherardesca con numero iscritto a penna 124; diam. cm 41,5, diam. piede cm 18,2, alt. cm 8,2
A LARGE DISH, MONTELUPO, LATE 16TH CENTURY
Provenienza
Bolgheri, Conte Ugolino della Gherardesca (n. 124)
Milano, Collezione D. Serra;
Milano, Finarte, Asta di antiche maioliche italiane, 1963 (lotto 13)
Firenze, collezione privata
Bibliografia
Galleria La Porta d’Oro, Le maioliche della collezione D. Serra, Milano 1964, p. 12 n. 13, tav. 11
Bibliografia di confronto
C. Ravanelli Guidotti, Maioliche figurate di Montelupo, Firenze 2012, pp. 183-184 n. 22
Il grande piatto ha forma svasata con larga tesa obliquo e basso piede a disco. La superficie del piatto è interamente dipinta sul fronte, mentre il retro è integramente smaltato e decorato con sottili spirali ed elementi fiammati sulla tesa e centrato dal simbolo della “luna crescente”.
Sul fronte l’ampio cavetto mostra una scena di gusto popolare con un personaggio ignudo che cammina in un paesaggio agreste, con un paesino sullo sfondo, sorreggendo i battenti di una porta. La raffigurazione è probabilmente legata a un detto popolare o a una novella tradizionale, quasi un episodio burlesco come un Calandrino che si “porta dietro l’uscio” o un episodio simile, e il motivo del canto popolare sembra richiamato anche dal decoro della tesa, che tra mascheroni e trofei mostra anche alcuni strumenti musicali, il tutto dipinto in uno stile a risparmio con gli elementi decorativi campiti in giallo arancio sullo sfondo bianco, che emergono dallo sfondo blu scuro dipinto a rapide pennellate.
La rappresentazione è qui interpretata con grande creatività, ma si avvicina a nostro avviso alle prove figurate e “popolari”, sia nell’utilizzo del colore - si veda lo sfondo giallo - sia negli elementi scenici riprodotti, riferibili al periodo di transizione tra il figurato canonico e il cosiddetto tardo figurato, che sfocerà nella grande e fortunata produzione degli “arlecchini” di Montelupo. Queste considerazioni ci inducono a datare l’opera tra il1590 e il 1630, come confermerebbe la presenza del “crescente lunare”, qui associato a un decoro a “trofei”.