ASSORTIMENTO DA TAVOLA, FAENZA, MANIFATTURA FERNIANI, SECONDA METÀ SECOLO XVIII
composto da centotrentatre pezzi in maiolica dipinta in policromia con motivo decorativo mutuato dal vasellame orientale noto come decoro “al garofano”, con un grosso fiore arancione che spicca da un prato roccioso, affiancato da uno steccato e da altri fiori variopinti, il tutto contornato da un sottile motivo a graticcio.
Composizione: zuppiera grande, 2 zuppiere medie, 13 vassoi circolari (diam. da cm 40,2 a cm 26,2), 8 vassoi ovali (lungh. da cm 41 a cm 28,2), 8 vassoi ovali sagomati (di varie misure), 2 sottobottiglia (diam cm 14,5), 3 salsiere con coperchio, 72 piatti piani, 24 piatti fondi
A FAENZA TABLE ASSORTMENT, FERNIANI MANUFACTURY, SECOND HALF 18TH CENTURY
Bibliografia di confronto
C. Ravanelli Guidotti, Thesaurus di opere della tradizione di Faenza, Faenza 1998, pp. 613-620
IL GAROFANO DI FERNIANI
Di gran lunga la più fortunata delle decorazioni Ferniani a gran fuoco, ultima in ordine di tempo nella serie delle “cineserie” prodotte dalla manifattura faentina, il cosiddetto garofano rappresenta per la maiolica settecentesca un successo senza uguali, ripreso con affinità anche da altre manifatture coeve.
Secondo Giuseppe Liverani fu verosimilmente a partire dal fiore di oleandro” che nel 1767 sbocciò il ben conosciuto tipo del garofano, distinto nelle carte d’archivio col nome della £porcellana nuova”.
“Nel Garofano vero e proprio – scriveva Maria Teresa Paolucci Ferniani nel 1991 – si mantengono i colori verde e rosso già presenti nella Pagoda e il caratteristico graticcio nel cavetto della serie dei fiori, mentre totalmente originale è l’irreale fiore al centro che mostra ormai soltanto una lontanissima e vaga somiglianza col fiore da cui prende il nome, d’altronde di origine orientale. Esso si eleva su un improbabile prato blu, mentre in un lato una piccola staccionata appena abbozzata ci riconduce all’ancor mitico Oriente”.
Bibliografia di riferimento
C. Ravanelli Guidotti (a cura di), La Fabbrica Ferniani. Ceramiche faentine dal barocco all’eclettismo, Milano 2009, pp. 213-217