ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

Milano, 
mer 21 Giugno 2023
Asta Live 1202
26

Arnaldo Pomodoro ©  
(Morciano di romagna, 1926)

ARNALDO POMODORO

€ 160.000 / 220.000
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ARNALDO POMODORO

(Morciano di Romagna 1926)

Disco

1994

bronzo

cm 110x110x30

firmato e datato al margine superiore sinistro

esemplare unico

 

L'opera è registrata sul Catalogue Raisonné dell'Artista con il n. 926.

 

Provenienza

Studio dell'Artista

Collezione privata, Milano

 

Bibliografia

F. Gualdoni, Arnaldo Pomodoro, Catalogo ragionato della scultura, Skira editore, Milano, 2007, p. 719 n. 926 (ill.)

 

 

 

 

 

 

Il linguaggio di Pomodoro ha assunto da tempo una connotazione e una caratteristica precisa e inconfondibile. Superato il periodo informale alla fine degli anni cinquanta e dei primi anni sessanta, ha iniziato ad affrontare le tre dimensioni con figure solide semplici: cubi, piramidi, sfere, cilindri allo stato puro oppure tradotti in quelle varianti edilizie che costituiscono un’architettura elementare fatta di cippi, ruote o steli. Egli ha continuato ad operare attraverso un principio dialettico, vitalizzando le masse inerti con la sua “scrittura” sotto e sopra la superficie, in u continuo passaggio tra dentro e fuori. Per altro tale “scrittura” è sempre orchestrata da una sottesa logica costruttiva, come sottolinea l’aspetto vagamente tecnologico e “ad ingranaggio”, ormai lontano dalle ascendenze biomorfe e fitomorfe e semmai più prossime al mondo minerale.

In quest’opera la relazione formale con le rose del deserto è precisa e voluta ed è allusiva del faticoso e inarrestabile principio di germinazione. La natura si fa cultura e l’artista usa il suo vocabolario di segni per creare una composizione articolata laddove il vuoto (rotture, ferite, scavi ) sempre dialoga con il pieno  ( volumi di contenimento e sporgenze). In questi anni nascono moltissime altre “Ruote”. D’altra parte Pomodoro opera attraverso mille varianti, coniugando sempre l’elemento solido dalla forma primitiva e ancestrale e il segno scritto, che dagli anni ottanta in avanti si è fatto sempre più spesso acuminato e cuneiforme. Cunei che rimandano ad antiche scritture e che pure materialmente spaccano la massa di materia inerte per farla crescere e germinare.

 

Alessandra Zanchi, L’arte moderna in IntesaSanpaolo, Il secondo dopoguerra, Edizione Intesa Sanpaolo – Mondadori Electa, 2012, n.589 Disco in forma di rosa del deserto 1993-1994, pag. 383