GIORGIO DE CHIRICO
(Volos 1888 - Roma 1978)
Cavallo
1966
olio su tela
cm 35x25
firmato in alto a sinistra
al retro timbro Galleria Zanini, Roma
al retro cartiglio
Provenienza
Collezione Lombardi, Firenze
Galleria Zanini, Roma
Collezione privata
Bibliografia
C. B. Sakraischik, Giorgio de Chirico. Catalogo generale, opere dal 1951 al 1970, vol. I, Electa Editrice, n. 127
Per quanto Giorgio de Chirico dichiarasse che non amasse particolarmente i cavalli, privilegiando asini e muli (da un’intervista di Franco Simongini), numerose sono le sue opere che ritraggo l’animale in posa o in movimento. Secondo una testimonianza del fratello Alberto Savinio, Giorgio de Chirico, disegnò il primo cavallo all’età di nove anni, disegno che il padre donò al console d’Austria e di Ungheria.
Difatti, per quanto de Chirico non fosse particolarmente amante dei destrieri, trova in questo soggetto il modello perfetto per le sue rappresentazioni sia metafisiche sia barocche. Un importante e fondamentale dialogo con l’arte dei secoli passati, avviando ricerche tecnico esecutive e segreti del mestiere, hanno permesso a de Chirico sin dai primi dipinti dal gusto bokliniano, a quelli successivi ispirati allo stile di Renoir (anni ‘30) o quelli della grande pittura fiamminga di Van Dyck e Rubens, di sviluppare il tema del cavallo al di là del tempo e della storia. Per Giorgio de Chirico non si tratta solo di raffigurare il destriero imponente e fiero in posa solo come esercizio di bella maniera, per l’artista l’importante è l’idea del cavallo (nel senso metafisico) è la funzione mitologica del quale è investito: il destriero consacrato a Marte così come ad Apollo e Achille, oppure i cavalli dei Dioscuri o i cavalli di Fidia. Il cavallo nella mitologia greca è considerato un essere sovrannaturale, fedele compagno di battaglie al comando degli immortali Dei, portatore di simboli, sia politici che religiosi. I cavalli di de Chirico sono messaggeri di una poetica del fantastico.
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