SALVO
(Leonforte 1947 - Torino 2015)
Canarie
1998
olio su tela
diam. cm 50x2 su tavola cm 76x76
al retro firmato e titolato
L'opera è accompagnata da autentica dell'Archivio Salvo, Torino.
Provenienza
Galleria d'Arte La Riva, Teramo
Collezione privata
Salvo, al secolo Salvatore Mangione, nasce nel 1947 a Leonforte in provincia di Enna. Si trasferisce in giovane età a Torino assieme alla famiglia dove rimarrà fino alla morte nel 2015. Fin da ragazzo, nei primi anni ’60 dipinge e si mantiene vendendo a poco prezzo ritratti o copie da artisti come Rembrandt e Van Gogh. Durante la fine degli anni ’60 a Torino, inizia a frequentare gli artisti dell’Arte Povera ed entra a contatto con critici e galleristi quali Gian Enzo Sperone, Achille Bonito Oliva e Renato Barilli.
Agli esordi della sua carriera artistica Salvo predilige la fotografia, come nel famoso Autoritratto come Raffaello, e parallelamente realizza lavori più concettuali, lapidi di marmo su cui sono incise parole o frasi, ma sempre connotati da un carattere peculiare che distingueranno il suo lavoro futuro. Il 1973 è l’anno della svolta per l’artista, che abbandona definitivamente i medium usati fino a quel momento per concentrarsi esclusivamente sulla pittura, fino alla sua morte.
Durante gli anni ’70 e ’80 espone in tutto il mondo, tra gallerie ed istituzioni, e durante gli anni’90 compie numerosi viaggi tra oriente e occidente, soprattutto in Europa, tra Francia, Germania e Spagna. E’ proprio da questi viaggi che Salvo attinge per la realizzazione dei suoi lavori, tant’è che proprio in questi anni nasceranno una serie di lavori dedicati alle città visitate, come i due che presentiamo Canarie e Lipsia.
L’arte di Salvo è una continua ricerca, fino a trovare nel paesaggio la propria maturità artistica. Nei suoi paesaggi troviamo quella sua inarrestabile voglia di distinguersi, di creare qualcosa di unico e riconoscibile, ma ritroviamo anche le sue origini classiche. I suoi luoghi onirici che sembrano essersi fermati in un tempo e luogo senza nome, costituiscono una riflessione sulla realtà che ci circonda, trasmettano allo spettatore, grazie alle linee geometriche e semplici, un senso di purezza e pacatezza, terreno fertile per immaginare luoghi lontani. Come lui stesso afferma “Un quadro è un capolinea: è un arrivo (per chi l’ha fatto) e una partenza (per chi lo guarda).”