Firenze, 
mar 23 Maggio 2023
Asta Live 1209
49

Jan Roos
(Anversa, 1591 - Genova, 1638)

Anton van Dyck e Jan Roos

€ 80.000 / 120.000
Stima
Valuta un'opera simile

Anton van Dyck e Jan Roos

(Anversa 1599 - Londra 1641; Anversa 1591 – Genova 1638)

NINFA E SATIRO CON CESTO D’UVA

olio su tela, cm 102x126

 

A NYMPH AND A SATYR WITH A BASKET OF GRAPES

oil on canvas, cm 102x126

 

Esposizioni

Van Dyck e i suoi amici. Fiamminghi a Genova 1600 – 1640. A cura di Anna Orlando, Genova, Palazzo della Meridiana, 9 febbraio – 10 giugno 2018, n. I.1

 

Bibliografia

A. Orlando, in Van Dyck e i suoi amici. Fiamminghi a Genova 1600 – 1640. Catalogo della mostra, Genova 2018, pp. 182-85, I.1; riprodotto a colori anche a fronte di p. 85.

 

Emersa per la prima volta dalla raccolta privata che da tempo la custodiva in occasione della mostra dedicata al periodo genovese di Anton van Dyck e agli artisti, italiani e fiamminghi, che in modi diversi gli furono accanto, questa sontuosa composizione di frutta con due figure all’aperto è stata restituita da Anna Orlando alla collaborazione dei due giovani artisti nativi di Anversa, argomento su cui la studiosa è intervenuta ripetutamente precisandone cronologia e modalità.

Da tempo sono stati infatti riconosciuti gli interventi di Jan Roos (o Giovanni Rosa nella versione italianizzata del suo nome) nei ritratti richiesti a Van Dyck dagli esponenti delle maggiori famiglie genovesi, che Roos contribuì ad arricchire con gli elementi floreali, i tendaggi e i tappeti di cui era riconosciuto maestro: si veda in proposito, nel catalogo citato, anche il saggio di Anna Orlando Jan Roos e Van Dyck. Tracce di un connubio (pp. 85-111); Eadem, Jan Roos collaboratore di Van Dyck e la questione dell’atelier di Van Dyck a Genova (ibidem, pp. 112-127).

Anche Jan Roos, peraltro, non limitava il suo talento alla raffigurazione di frutta e fiori: dipingeva infatti anche figure che inserì, spesso in dimensioni reali, nelle proprie composizioni di natura morta creando scene di mercato o soggetti allegorici.

La sua mano si riconosce qui, oltre che nella splendida cesta di uva al centro della tela, anche nella figura femminile – ninfa o baccante – che rivela la sua firma nelle tonalità fredde e nelle velature leggere che la definiscono.

Diversa è invece la stesura del satiro che nei lineamenti e soprattutto nella loro resa pittorica si accosta con tutta evidenza – pur nel soggetto che non si potrebbe avere più distante – alla Santa Elisabetta nella Sacra Famiglia di Anton Van Dyck alla Galleria Sabauda di Torino, di cui la nostra figura ripete non solo i tratti, ma anche le trasparenze e le ombre che li definiscono.

Un confronto che, insieme ad altri ricordati da Anna Orlando nel saggio citato, offre utili indizi per una proposta di cronologia del nostro dipinto poco oltre il 1621, quando Anton van Dyck era da poco arrivato a Genova e si appoggiava, verosimilmente, al più anziano Jan Roos, da tempo stabilito in città, a cui spetta la maggior parte del dipinto qui offerto e, probabilmente, la sua invenzione, a cui il giovane Van Dyck contribuì con una sola, notevolissima figura dall’esplosiva vitalità.