Mariano Rossi
(Sciacca, 1731 – Roma, 1807)
L’ALLEGREZZA, LA VITTORIA E LA FAMA
ERCOLE, LA PROSPERITÀ E LA REGALITÀ
coppia di dipinti, olio su tela, cm 48x106
JOY, VICTORY AND FAME
HERCULES, PROSPERITY AND REGALITY
oil on canvas, cm 48x106, a pair
Provenienza
Trapani, collezione Messina
Bibliografia
G. Sestieri, Repertorio della pittura romana della fine del Seicento e del Settecento, Torino 1994, I, p. 163; III, figg. 1000-1001
G. Sestieri, Evoluzione dal Rococò al Neoclassicismo: l’esperienza di Mariano Rossi, esponente dell’influenza in Sicilia della pittura romana, in Il Settecento e il suo doppio: Rococò e Neoclassicismo, stili e tendenze europee nella Sicilia dei vicerè. Atti del convegno (Palermo 2005) a cura di M. Guttilla, Palermo 2008, p. 218, figg. 2-3.
Da tempo noti agli studi su Mariano Rossi, i raffinati dipinti qui offerti sono stati immediatamente identificati come modelli di presentazione –più che come bozzetti – per le scene corrispondenti sui lati lunghi della volta della Sala di Alessandro nella reggia di Caserta, che prende il nome dal soggetto principale dipinto a fresco dal pittore siciliano, appunto il matrimonio di Alessandro e Rossana.
Commissionata nel 1787 da Ferdinando IV di Borbone, la decorazione del salone (detto anche “del Baciamano”) fu preceduta da numerosi studi preparatori tra cui, a Roma in collezione Di Mino, un disegno a inchiostro relativo alla parte sinistra della prima scena qui presentata, pubblicato da Giancarlo Sestieri in occasione dello studio che, per la prima volta, introduceva la figura dell’artista (Per Mariano Rossi, in “Paragone” 31, 1980, 359-61, pp.36-60, specificamente p. 54 e fig. 60b). Altri studi relativi alle pareti brevi della volta sono stati pubblicati dallo stesso studioso.
Attivo per molte chiese a Roma e in Sicilia con opere di carattere devozionale, Mariano Rossi si afferma altresì come autore di decorazioni raffinate e celebrative, dalla Allegoria delle Arti dipinta nel 1771 nel Palazzo Reale di Torino, alla Storia di Furio Camillo sulla volta del salone di ingresso a Villa Borghese (1774-79) oltre ai dipinti a olio eseguiti per la sala di Venere nel palazzo Borghese a Campo Marzio.
La committenza della corte napoletana corona la sua carriera “profana” con una composizione ariosa e brillante pur nella complessità delle allegorie richieste per celebrare la monarchia borbonica, e conclude il percorso dell’artista dal “barocchetto” romano della sua prima formazione ai più rarefatti stilemi del tardo rococò.