Santi di Tito Titi
(Firenze,1536 – 1603)
RITRATTO DI UN GENTILUOMO DI CASA PASSERINI CON IL FIGLIO
olio su tavola, cm 115x82,5
PORTRAIT OF A GENTLEMAN OF CASA PASSERINI WITH HIS SON
oil on panel, cm 115x82,5
Provenienza
Vienna, Dorotheum, asta del 15 Ottobre 2013, lotto 553
Esposizioni
Capolavori che si incontrano. Prato, Museo di Palazzo Pretorio, 5 Ottobre 2014 – 6 Gennaio 2015
Bibliografia
Capolavori che si incontrano. Bellini, Caravaggio, Tiepolo e i Maestri della pittura toscana e veneta nella collezione della Banca Popolare di Vicenza. Catalogo della mostra a cura di Fernando Rigon, Ginevra – Milano, 2014, pp. 168-69; 171-72; N. Bastogi, “voce” Santi di Tito, in Dizionario Biografico degli Italiani, 90, 2017
Attribuito a Santi di Tito nella raccolta di provenienza, il dipinto è stato confermato da Carlo Falciani all’artista fiorentino in occasione del passaggio in asta nel 2013, quando fu presentato in catalogo da un saggio approfondito ed articolato di Nadia Bastogi, che ne ha proposto una datazione all’inizio dell’ultimo decennio del Cinquecento. Sono appunto gli anni più fecondi e felici del pittore fiorentino, che nel 1593 firma il suo capolavoro, la Visione di San Tommaso d’Aquino nella chiesa di San Marco, vertice incontestato della sua produzione sacra e di quella riforma naturalistica di cui a Firenze egli fu protagonista.
È Filippo Baldinucci, autore della prima biografia sull’artista, a ricordare come il pittore fiorentino, autore di pale d’altare e di rari soggetti profani, tra cui le sofisticate mitologie per lo Studiolo di Francesco I a Palazzo Vecchio, eccellesse anche nella pittura di ritratti, richiesti dalle principali famiglie dell’aristocrazia fiorentina e lodati per la sua capacità di cogliere la somiglianza del soggetto, presentandolo in maniera formale ma senza dubbio più intima e accostante di quanto facesse Agnolo Bronzino, per molti aspetti il suo modello immediato.
È appunto questa la caratteristica del dipinto qui offerto che, in base allo stemma e alle iniziali impresse a fuoco al retro della tavola, è stato possibile identificare come ritratto di un membro della famiglia Passerini, verosimilmente Domenico di Lorenzo, Podestà di Dicomano (carica cui potrebbe alludere la lettera che il personaggio ostenta tra le dita) e il figlio Lorenzo, nato nel 1591. Considerata l’età di quest’ultimo, intorno ai tre anni, l’esecuzione del dipinto può circoscriversi intorno al 1594.