Firenze, 
mer 15 Novembre 2023
Asta Live 1238
10

Arcangelo di Jacopo del Sellaio

€ 40.000 / 60.000
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Arcangelo di Jacopo del Sellaio

(Firenze, 1477/78 – 1530)

MADONNA IN TRONO COL BAMBINO E I SANTI GIUSEPPE, ANTONIO ABATE, SANT'IGNAZIO DI ANTIOCHIA E LUCIA

olio su tavola, cm 172x154

datato “MDXXV” sullo scalino del trono

 

MADONNA WITH CHILD AND SAINTS GIUSEPPE, ANTONIO, AGOSTINO AND LUCIA

oil on panel, cm 172x154

dated “MDXXV” on the step of the throne

 

Inedita e non documentata nella collezione di provenienza, la pala qui presentata appare riconducibile al catalogo di Arcangelo di Jacopo del Sellaio, identificato da Nicoletta Pons, che a più riprese è intervenuta su Jacopo, con il Maestro del Tondo Miller, così battezzato da Everett Fahy a partire dal dipinto nel Fogg Museum di Cambridge (Mass.), appunto da quella raccolta.

La ricerca documentaria condotta dalla Pons (Arcangelo di Jacopo del Sellaio, in “Arte Cristiana” 84, 1996, pp. 374-88) ha restituito ad Arcangelo di Jacopo, allievo del padre ed erede della sua affermata bottega dopo il 1493, la predella frammentaria della Pietà e Santi eseguita da Jacopo per la Compagnia di San Frediano nel 1483-84 (già Berlino, Kaiser Friedrich Museum) e che Arcangelo fu poi chiamato a completare.

A partire da quelle tavole, dove è appunto presente San Frediano, la studiosa ha potuto restituire ad Arcangelo di Jacopo il ricco corpus di tavole riunite da Fahy (elenco e fotografie presso la Fondazione Federico Zeri) tra cui la paletta nella raccolta della Cassa di Risparmio di Cesena, Madonna col Bambino in trono fra i SS. Benedetto e Margherita, stilisticamente affine alla nostra (Pons, 1996, cit., fig. 7).

Per impegno compositivo e ricchezza di dettagli la nostra tavola deve accostarsi però in maniera più specifica alla e Madonna in trono con Santa Caterina e Santi a Berlino (Staatliche Museen, Gemäldegalerie, inv. 1364) dalla collezione Solly.

L’immagine del Crocifisso riportata in primo piano, ulteriore elemento devozionale, si accosta infine ad una analoga composizione di Arcangelo di Jacopo anche per lo sfondo paesistico (Pons, 1996, fig. 8).

La data del 1525 iscritta sullo scalino del trono certifica infine il nostro dipinto tra le opere più tarde dell’artista fiorentino, attivo fino al 1530, e dà conferma del sostanziale arcaismo che lo portò a ripetere, a una data così avanzata, gli stilemi formali e compositivi di Jacopo, evidentemente ancora ricercati da un’ampia clientela.

Arcangelo di Jacopo li aggiorna però ammorbidendo il segno acuto del padre con una materia più fusa e definendo le sue figure in toni più classici e monumentali.