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mer 15 Novembre 2023
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Francesco Solimena
(Canale di serino, 1657 - Barra, 1747)

Francesco Solimena

€ 120.000 / 180.000
Stima
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Francesco Solimena

(Canale di Serino, 1657 – Barra, 1747)

ARRIVO DI ERMINIA TRA I PASTORI

olio su tela, cm 102x129

 

ERMINIA AMONG THE SHEPHERDS

oil on canvas, cm 102x129

 

Provenienza

Chicago, collezione August Boutoux, 1933; Notre Dame (Indiana) The Snite Museum (1959); Parigi, Canesso (2007/2008); collezione privata

 

Esposizioni

Exhibition of Paintings and Sculptures, Chicago 1933, n. 153; Tableaux napolitains du naturalisme au baroque, Parigi, Canesso, 2007; Biennale des Antiquaires, Parigi, Canesso, 2008.

 

Bibliografia

B. De Dominici, Vite de’ Pittori Scultori ed Architetti napoletani (1742-1745). Edizione a cura di F. Sricchia Santoro e A. Zezza, Napoli 2008, II, p. 1151, nota 93; p. 1160, nota 117.

Catalogue of a Century of Progress. Exhibition of Paintings and Sculpture. Catalogo della mostra, Chicago 1933, n. 153, tav. XXIII, fig. 153.

F. Bologna, Francesco Solimena, Napoli 1958, pp. 250, 275.

V. Damian, in Tableaux napolitains du naturalisme au baroque. Catalogo della mostra. Parigi, Canesso, 2007, pp. 52-54.

V. Damian, in Galerie Canesso. Parigi 2008, pp. 58-62.

S. Carotenuto, Francesco Solimena. Dall’attività giovanile agli anni della maturità (1674-1710), Roma 2015, pp. 267-68, fig. 7.9.

N. Spinosa, Francesco Solimena (1657-1747) e le Arti a Napoli, Roma 2018, I, pp. 435-37, cat. 190.

 

“Volle di nuovo dipingere la mentovata Istoria dell’Erminia e vi aggiunse al di sopra la figura della Costanza, che riuscì bellissima pel nuovo appropriato concetto”.

Così Bernardo De Dominici nel registrare una terza versione dell’Erminia fra i pastori, compiuta da Francesco Solimena per un collezionista non specificato, variata rispetto alle prime due redazioni del tema (eseguite per i Baglioni di Venezia e per Francesco Ventura, Reggente della Cancelleria del Regno di Napoli) grazie all’inserto di una figura allegorica.

Sebbene solo la corta lama che la figura femminile impugna nella destra corrisponda, e solo parzialmente, agli attributi che l’Iconologia di Cesare Ripa prescrive per l’immagine della Costanza, è appunto questo il dettaglio che ha consentito di identificare lo splendido dipinto qui offerto con la terza versione dell’episodio tassiano ricordato dal biografo.

La provenienza del nostro dipinto dalla collezione statunitense dove Hermann Voss la aveva a suo tempo riconosciuta come opera del Solimena (associandola al passo di De Dominici, ipotesi confermata da Ferdinando Bologna) e i suoi successivi passaggi sul mercato antiquario sono stati ricostruiti da Nicola Spinosa, che ha avanzato altresì varie ipotesi circa le prime due versioni del tema.

Secondo lo studioso, la tela già in collezione Baglioni, non rintracciata, potrebbe essere ricostruita grazie a una copia antica che verosimilmente deriva da un originale perduto o comunque non ancora ritrovato.

Totalmente diverso nell’impianto compositivo e nella proporzione delle figure rispetto al paesaggio, questo Arrivo di Erminia tra i pastori (Spinosa 2018, fig. 190.1) si caratterizza per la raffigurazione di Erminia a destra in primo piano, di profilo e seguita dal cavallo. La stessa figura ricorre in un modelletto autografo da Sotheby’s nel 1994 (Spinosa, fig. 190.2).

La versione eseguita per Francesco Ventura potrebbe corrispondere, almeno nell’aspetto, in una composizione simile alla nostra ma dove la Costanza è sostituita da una figura femminile alata, documentata solo da fotografie e quindi non giudicabile per quanto riguarda l’autografia.

Un’ipotesi di datazione poco oltre il 1723, sostenuta anche dal confronto tra il cavallo della nostra Erminia e quello di San Martino in una delle storie dipinte da Solimena nella cappella dedicata al Santo nella Certosa napoletana, documentate del 1723-24, si appoggia sui caratteri stilistici neo-pretiani, quasi un “ritorno al Barocco” che caratterizza il nostro dipinto.

Tale proposta di datazione legherebbe la scelta del tema alla rappresentazione dell’Erminia, opera in musica di Alessandro Scarlatti, che ebbe luogo nel 1723 a palazzo Colonna di Stigliano (ora palazzo Zevallos) per le nozze di Ferdinando Colonna e Maria Luisa Caracciolo dei principi di Santobono.

Possibile committente del nostro dipinto o suo antico proprietario, secondo Nicola Spinosa, Ambrogio Caracciolo, principe di Torchiarolo.

Il successo dell’invenzione è comunque testimoniato da un certo numero di copie antiche che ne derivano, tra cui due tele rispettivamente nel Museo di Belle Arti di Bucarest e all’Ermitage di S. Pietroburgo.