Giovanni Bottani
(Cremona, 1725 – Parma, 1804)
ULISSE E CIRCE (DA GIUSEPPE BOTTANI)
olio su tela, cm 23,5x19
firmato e datato al retro della tela originale “Joan. Bottani ping. Romae 1760.”
ULYSSES AND CIRCE (AFTER GIUSEPPE BOTTANI)
oil on canvas, cm 23,5x19
signed and dated on the back of the original canvas “Joan. Bottani ping. Romae 1760.”
Provenienza
Firenze, Galleria Salocchi
Bibliografia
C. Tellini Perina, Giuseppe Bottani. Catalogo delle opere, Milano 2000, p. 99, 36 a, ill.; p. 212
Nella nota biografica che accompagna l’immagine di Giuseppe Bottani nella Serie di ritratti di celebri pittori raccolta da Antonio Pazzi, Orazio Marrini ricorda tra le opere più importanti dell’artista cremonese “il bellissimo quadro che il Bottani terminò nell’anno 1763 per mandarsi a Copenhagen, in cui effigiò Circe che vuol trasformare in bestia il grande Ulisse”.
Prima che la splendida tela di grandi dimensioni, firmata per esteso e datata da Roma nel 1764, riemergesse nel castello di Bogstad in Norvegia il suo ricordo visivo era affidato a una replica autografa in collezione privata a Mantova resa nota nel 1973 dalla Tellini Perina (in “Antichità Viva” 12, 1973, 5, p. 16 e fig. 12) e nuovamente pubblicata insieme alla versione principale e al materiale grafico che la riguarda nel catalogo generale di Giuseppe Bottani (C. Tellini Perina, 2000, cit. cat. 35 e 36).
In quell’occasione veniva illustrato anche il nostro dipinto, prezioso documento del successo di quell’invenzione, dovuto però a Giovanni Bottani, fratello minore dell’artista di cui fu erede succedendogli anche nella posizione di direttore dell’Accademia di Belle Arti di Mantova.
La replica qui presentata, firmata per esteso al retro, è probabilmente da identificare con il “quadro piccolo con cornice intagliata e indorata con cristallo esprimente Circe quando voleva convertire il grande eroe Ulisse in bestia dipinto dal suddetto Gio. Bottani”, elencato nella “Nota de’ quadri che possiede Gio. Bottani” redatta dopo la morte del fratello nel 1784.
È da notare che nonostante le ridotte dimensioni la replica veniva stimata 50 zecchini, mentre solo 20 spettavano a un’altra di uguale soggetto e di quattro palmi, anch’essa descritta come opera di Giovanni.
La data del 1760 iscritta al retro del nostro dipinto induce altresì a retrodatare l’invenzione di Giuseppe Bottani almeno al 1760, con buon anticipo sulla versione ora a Bogstad.
A questa composizione si riferiscono gli studi di teste e di mani su una serie di fogli ora dispersi ma documentati da foto presso ICCD.